Con loro, oltre il limite

Donne, campionesse, speranze. Francesca Porcellato, Martina Caironi e Bebe Vio non si sono arrese davanti a limiti apparentemente insuperabili. Come? Lo hanno raccontato in uno degli incontri più seguiti del Festival dello Sport

Tre donne, tre campionesse, tre speranze. Francesca, Martina e Bebe il record l'hanno inscritto nel dna prima ancora che averlo raggiunto perché indicato dai cronometri o dalla stoccata vincente. Il primo record da battere è infatti quello che realizzi quando, di fronte a limiti che appaiono insuperabili, hai il coraggio di osare anche solo pensare che puoi andare oltre. E poi lo fai. E per "Tre come loro" dedicarsi alla passione per lo sport riuscendo poi a praticarlo ad alto livello, è non solo scendere in pista ma prima di tutto in se stesse, attingendo la forza di affrontare una sfida che costringe a credere all'impossibile. Che ce la puoi fare anche se sei in carrozzina, senza un arto o senza braccia e gambe. Senza quella "normalità" che erroneamente pensiamo dipenda solo da un corpo perfetto e sano. Invece Francesca Porcellato, Martina Caironi e Bebe Vio mostrano che il "non posso" non esiste. Che il record vero è quello della tenacia, della volontà, della costanza.

Fra le più forti atlete dello sport paralimpico mondiale, le plurimedagliate hanno trasmesso il loro messaggio con convinzione e serenità durante uno degli incontri più attesi del Festival dello Sport, la piacevole chiacchierata dedicata al "grande sport femminile paralimpico" con Claudio Arrigoni, giornalista della Gazzetta e lo scrittore Marco Malvaldi, svoltasi sabato 13 ottobre in un gremito Auditorium Santa Chiara, a Trento.

Con le sue tre "vite sportive" Porcellato, paraplegica da quando ha un anno e mezzo, è atleta versatile, capace di passare dall'atletica leggera – record del mondo nella maratona – allo sci da fondo – medaglia d'oro a Vancouver 2010 -, e attualmente è impegnata nella preparazione di Tokio 2020 nella disciplina dello handbike. "Nel 1988 stavo partendo per Seul, per la mia prima Paralimpiade, significava realizzare il sogno di fare atletica, ma all'aeroporto un signore, vedendo le nostre disabilità, ci domandò quale santuario esisteva nella capitale asiatica. Anni dopo, partivo per le Paralimpiadi invernali di Vancouver e le persone invece sapevano chi eravamo e ci domandavano quando avremmo gareggiato, un cambio di mentalità importante".

Martina Caironi è la prima donna amputata sopra il ginocchio a correre i 100 metri piani sotto i 15": ai Mondiali nel 2015 ha realizzato il record assoluto con 14 secondi e 61 centesimi e non si è più fermata. A Rio 2016 ha vinto l'oro nei 100 metri e l'argento nel salto in lungo, oro in entrambe le discipline anche agli Europei 2018. "Nel 2007 ho subito l'amputazione, nel 2010 avevo già la protesi per poter correre, ma ho dovuto reimparare a farlo, all'inizio saltellavo. Entrare in questo mondo mi è piaciuto, sono fortunata per questa opportunità: ho capito che la persona disabile può essere un potenziale atleta, sto imparando molto dagli altri". Il suo percorso è narrato in due documentari, "L'aria sul viso" (Oki Doki Film, 2018) – "è sempre stata portata per lo sport, adesso corre come il vento", raccontano i genitori – ed è co-protagonista insieme al giornalista trentino Piergiorgio Cattani di "Niente sta scritto" (Fondazione Fontana Onlus con FilmWork srl, 2017). "Con la protesi posso fare tutto: tutti hanno diritto ad averle", ha concluso Caironi, diventata con il suo esempio motivo d'ispirazione per Monica Contrafatto, che, dopo aver perso una gamba dopo una missione in Iraq nel 2012, la vede conquistare l'oro a Londra mentre è in riabilitazione e si mette in gioco, vincendo il bronzo nei 100 metri piani quattro anni dopo, a Rio.

Lo spirito di squadra e l'urlo di gioia di Bebe Vio dopo il bronzo olimpico nel fioretto a squadre nel 2016 rimarranno nella memoria. "È stato il simbolo di un inizio, – ha detto la migliore schermitrice del mondo assoluta, di nuovo oro agli Europei 2018 nel fioretto individuale -: nessuno ci dava credito, ma abbiamo vinto perché ognuna è salita in pedana cercando di fare più punti possibili per aiutare la compagna che avrebbe gareggiato dopo di lei". "Se sembra impossibile allora si può fare" (Rizzoli, 2017), recita il titolo del suo secondo libro e le tre atlete continuano con la loro forza a rendere possibile l'incredibile: Francesca desidera mettere la sua esperienza al servizio di altri, Martina ha la passione per i "tessuti aerei" e si cimenterà anche con lo snowboard, Bebe vuole studiare per prendere il posto di Malagò e unire Coni e Cip (Comitato Italiano Paralimpico). Perché i sogni non finiscono mai e ogni record, nella vita e nello sport, è fatto per essere superato.

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