Nuota, pedala, corri…

Il triathlon non è la somma di tre discipline, ma un vero e proprio sport a sé stante, che sviluppa la coordinazione, le capacità propriocettive e l'agilità. In Trentino ci sono 7 società e circa 500 tesserati

Lo chiamano “La Triplice”, come la famosa alleanza, ed in effetti, oltre che altamente spettacolare, è aggregante. Ma non è la somma di tre discipline, bensì un vero e proprio sport a sé stante.

“Il triathlon è nato alle Hawaii nel 1977, per una scommessa tra marines su quale gara fosse più dura tra quelle che si disputavano nell'arcipelago: la Waikiki Roughwater Swim di 3,8 chilometri, la Around-O'ahu Bike Race di 180 e la Honolulu Marathon di 42,195”, spiegano Roberto Curti, allenatore della 33 Trentini Triathlon di Rovereto, e Paolo Crivellari, presidente della Fersen Triathlon di Pergine Valsugana, due delle sette società provinciali affiliate alla FITRI, la Federazione Italiana. “Non trovando un accordo, inventarono una competizione che includesse tutte e tre le specialità – nuoto, ciclismo e corsa – una di seguito all'altra, senza soluzione di continuità, chiamandola Ironman”.

L'ultimo Ironman World Championship si è svolto a Kailua-Kona lo scorso 14 ottobre, con oltre 2.000 uomini e donne “di ferro” al via, tra i quali il 36enne predazzano Alessandro Degasperi (che ha chiuso al ventesimo posto, miglior Pro azzurro) e la 39enne bondonera Angela Fogarolli, quarantatreesima.

“Per renderla accessibile a tutti, nell'ultimo ventennio questa combinazione di prove di tipo aerobico è stata portata a livelli più tranquilli e da Sydney 2000 il triathlon è disciplina olimpica”, puntualizzano Curti e Crivellari, atleti prima ancora che tecnico o dirigente. “Le distanze sono state ridotte a 1,5 km per il nuoto, 40 per la bicicletta e 10 per la corsa. Oltre alla versione classica, con bici tradizionale e podismo, c'è anche la variante cross, nella quale si pedala in mountain bike e si corre in montagna”.

In Trentino – fra atleti, tecnici e dirigenti – i tesserati alla FITRI (quasi 21 mila complessivamente, dei quali più di 3.600 donne, che gareggiano sulle stesse distanze e sui medesimi tracciati degli uomini, seppur con classifiche separate e tempi di percorrenza differenti) sono attualmente circa 500.

“Nella nostra provincia c'è stato un grosso movimento negli anni Novanta, con diverse manifestazioni in Val di Cembra. Noi della 33 Trentini, da cinque anni, riproponiamo il Tri-Week Lavarone, che a livello regionale è la gara più gettonata”, sottolinea Curti. “Ora le società iscritte alla Federazione sono sette, ma va detto che il mondo dell'associazionismo sportivo fondato sul volontariato è sempre molto precario. Oggi ci sei, domani fai fatica a tirare avanti”.

Non mancano, però, le giovani promesse. “Il triathlon si muove su un doppio binario: da una parte i Master, dall'altra il Settore Giovanile, che va dai 5 anni, l'età dei minicuccioli, ai 18, quella degli Juniores. E proprio fra le nuove leve, in Trentino, ci sono figure di spicco, atleti già convocati in Nazionale come Davide Barozzi, Gabriele Ioriatti e Michele Bortolamedi”, fa notare Crivellari. “Parliamo, del resto, di uno sport coinvolgente, che non annoia mai e che contribuisce in maniera ottimale allo sviluppo psicofisico dei ragazzi. Per questo, complice la ricchezza di valori che trasmette, è importante che i giovani vi si avvicinino”.

Ovviamente le distanze di gara dei più piccoli sono ridotte e proporzionate all'età, aumentando con la loro crescita. “Sono tre gli aspetti che vanno curati nella crescita dei giovani, i quali fino ai 14 anni non vanno mai specializzati: la coordinazione, le capacità propriocettive e l'agilità”, concludono Curti e Crivellari. “Il grosso vantaggio del triathlon è che, prevedendo tre diversi ambiti sportivi, crea una preparazione fisica assolutamente completa ed armonica. Inoltre richiede un impegno mentale non da poco. E la maturazione è un qualcosa in più per un ragazzo”.

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