Il venerdì nero del lavoro

Mobilitazione in tutta Italia per chiedere il rinnovo dei contratti. Clima pesante alla Italcementi di Calavino e alla Marangoni di Rovereto

Attendono il rinnovo dei loro contratti nazionali da almeno tre anni, in alcuni casi anche da sei anni. Per questo gli addetti di pulizie, mense, multiservizi, farmacie private, agenzie di viaggio, bar e ristoranti si mobilitano in tutta Italia venerdì 6 maggio (a Trento si ritroveranno da tutta la regione in piazza Lodron alle 9.30). Le loro richieste di rinnovo contrattuale si scontrano con le offerte della controparte aziendale che, lamentano i sindacati Filcams Cgil Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti che hanno indetto lo sciopero, vanno a incidere pesantemente sul diritto al lavoro, arrivando a scardinare anche le clausole sociali. In Trentino sono oltre trentamila gli addetti del settore – baristi, cuochi, camerieri, operatori delle pulizie e sanificazione, addetti alle mense, receptionist, impiegati di agenzie di viaggio e fast food, farmacisti -, che lavorano per aziende e cooperative che operano sulla base di appalti. Quello che i sindacati temono, in questo fase di rinnovo contrattuale, è che che salti la clausola sociale, che ha garantito fino ad oggi il mantenimento dei posti di lavoro, degli inquadramenti e delle retribuzioni nei cambi appalto. “In ballo – hanno spiegato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali illustrando le motivazioni dello sciopero – non c'è solo la richiesta di garantire un dignitoso aumento salariale e nuove norme per la valorizzazione della professionalità, ma soprattutto il mantenimento dei livelli occupazionali”. Chiarendo che “la distanza non è sull'entità degli aumenti salariali”, ma proprio sulle tutele (“Le aziende vorrebbero togliere quattordicesima e riduzione orari di lavoro per i neo assunti: ma senza la clausola sociale tutti i lavoratori sono neo assunti”. Inaccettabile, per lavoratrici e lavoratori “che lavorano spesso in condizioni disagiate, con contratti anche di poche ore, turni su 365 giorni l'anno, stipendi esigui”.

Sul fronte dell'occupazione, altre situazioni preoccupano in Trentino. Venerdì 29 aprile all’Italcementi di Calavino i cancelli sono rimasti chiusi. Tutti i lavoratori hanno aderito allo sciopero nazionale di otto ore indetto da Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil e Rsu aziendali. E una delegazione di lavoratori ha partecipato alla manifestazione nazionale a Bergamo. Il piano della nuova proprietà tedesca, la Heidelberg Cement, spiegano i sindacati, prevede oltre 650 esuberi e il ridimensionamento di diversi stabilimenti in tutta Italia. Una pesante ristrutturazione che non esclude il Trentino: per il sito delle Sarche comporterà il dimezzamento della manodopera. I licenziamenti scatteranno a settembre dell’anno prossimo. I sindacati puntano a rivedere il piano relativo alla cassa integrazione, coinvolgendo le istituzioni locali nella vertenza.

Acque agitate anche alla Marangoni di Rovereto, con i lavoratori pronti alla sciopero. Decideranno giovedì 5 magggio le assemblee dei lavoratori. La trattativa tra sindacati e azienda è saltata. Da agosto 120 lavoratori saranno in mobilità, senza alcuna forma di ammortizzatori sociali: né contratti di solidarietà né rinnovo della cassa integrazione. “Dopo gli incontri con il sindaco di Rovereto Valduga e con l'assessore provinciale Olivi – spiega Mario Cerutti della Cgil – abbiamo riscontrato la totale chiusura e indisponibilità dell'azienda. Restano incognite enormi sul futuro produttivo. Giovedì faremo il punto con i lavoratori e prenderemo le decisioni conseguenti. Le ragioni per una mobilitazione ci sono tutte”.

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