“Sicurezza: no zone franche ma tocca anche ai cittadini”

«Al di là dell'impegno delle forze dell'ordine vorrei una maggiore partecipazione della società civile. Bisogna riappropriarsi degli spazi». «Autonomia? Valore aggiunto sinonimo di partecipazione, cooperazione ed efficienza. Ma richiede maggiore responsabilità»

L'uomo di mare per una vita, passati i sessanta si gusta la montagna. “Impatto molto positivo e non lo dico in modo formale. Ho trovato apertura e accoglienza”. Sorride Pasquale Gioffrè, dal 22 maggio Commissario del Governo a Trento, alla prima intervista radiofonica della sua carriera.

Tutto rose e fiori in terra autonoma?

Non lo vorrei dire… ma forse la cucina. Sono abituato a qualcosa di più mediterraneo, da calabrese vissuto molto in Liguria. Sì, certo, apprezzo i canederli, ma mi mancano gli spaghetti con le vongole.

Il ruolo del Commissario del Governo spiegato in una lezione di educazione civica a scuola?

A Lodi, visitando certi comuni ha incontrato anche i bambini delle materne. Me la sono cavata, mettendola sul piano del “guardia e ladri”: noi facciamo la parte dei buoni contro i cattivi, consentendo ai bambini di giocare in tutta serenità perché nessuno potrebbe avvicinarsi a loro e minacciarli.

Sulla sicurezza qui lei tocca un nervo scoperto. Basti guardare il centro storico di Trento, specchio di un degrado crescente e terreno di malavita alla luce del sole. Vincono i ladri?

Il tema sicurezza è stata fin da subito la mia priorità. Quindi massima attenzione. Il fenomeno ci preoccupa, ci allarma, ma è anche fisiologico.

Per Trento non storicamente…

Bisognerebbe verificare la coincidenza tra dati statistici e percezione di insicurezza. Ma in ogni caso da subito ho voluto fare chiarezza: non devono esistere zone franche, precluse alla fruizione dei cittadini. Tutti devono essere liberi e deve esserci agibilità per le forze dell'ordine con presidi visibili, diversamente sarebbe intollerabile.

Qualcuno invoca la militarizzazione di alcune zone del centro…

Per principio sono contrario. Facciamo riunioni quasi settimanali del Comitato sicurezza. E le forze presenti sono sufficienti a garantire il controllo del territorio. Qui c'è una sensibilità più raffinata, più elevata perché gli indici di qualità della vita sono molti alti.

Altrove, lei dice, il degrado non fa notizia?

Non in città come Bologna o Genova, comunque è giusto che qui si presti massima attenzione. Ci terrei però a lanciare un appello.

Quale?

Al di là dell'impegno delle forze dell'ordine vorrei una maggiore partecipazione della società civile. La fruizione di certe piazze potrebbe essere maggiore se fossero rese più vivibili da iniziative di tipo ludico, culturale, sportivo. Bisogna riappropriarsi degli spazi. Il Comune ha fatto molto, noi manteniamo la nostra presenza, non intendo abdicare ma vorrei che altri facessero di più. E non le ronde, sia chiaro.

Dire Stato, che lei rappresenta sul territorio locale, equivale spesso a identificare burocrazia o, pensando agli “statali”, privilegi ingiustificati. Come si cancella il pregiudizio?

Chi ha lavorato con me ha sempre manifestato il massimo dell'impegno e della passione. Sugli statali fannulloni non si facciano discorsi generalizzati per colpa di qualche mela marcia. Spesso ci sono carenze di personale a fronte di un aumento di competenze. E c'è da fare quasi un monumento a qualcuno che si sacrifica, oltre ogni limite. Soprattutto nei momenti di impegno in prima linea, basti guardare la Protezione Civile. Le carte passano, le persone rimangono.

Lei ha lavorato in Umbria nei giorni del dopo terremoto. Cosa pensa di quest'Italia che trema con esiti così disastrosi?

A Nocera Umbra ricordo la distruzione, ma anche forme di solidarietà davvero pregnanti e un grande senso di responsabilità della popolazione. Chiaro: occorre investire in prevenzione. Vengo dall'esperienza genovese dove bastavano poche gocce d'acqua ed eravamo in preallarme. In Liguria si è partiti tardi, ma molte opere si stanno realizzando, soprattutto sull'alveo del Bisagno.

Primi giudizi sull'autonomia che sta imparando a conoscere da vicino?

Mi sono fatto un'idea e non posso che condividere le parole esemplari del Presidente Mattarella in agosto a Pieve Tesino: ha parlato di autonomia come investimento in positivo, che non è privilegio immeritato ma impone supplemento di responsabilità. Un valore aggiunto sinonimo di partecipazione, cooperazione ed efficienza. Ma richiede maggiore responsabilità dell'intera comunità.

E a chi da fuori ci addita, minacciando?

Dovrebbero recarsi in Trentino per saggiare di persona cosa significa gestione del territorio. Niente abusi e ritardi. Se fosse così anche altrove tutto il Paese farebbe un grande passo avanti.

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