È cominciato a Maceiò l'incontro biennale dei trentini in America Latina: solo una religiosa dall'Ecuador sconvolto dal terremoto. Si confrontano sul tema dei laici in una Chiesa tutta ministeriale

Maceiò, Alagoas, 31 gennaio – “Questo incontro per noi è la nostra ‘gasolina’, la nostra benzina nel serbatoio”, sintetizza con icastica efficacia suor Gisella Dellagiacoma, missionaria salesiana in Ecuador oggi a riposo – si fa per dire – con la saggezza dei suoi novant’anni portati con sorprendente freschezza. Lei è l’unica del pugno di missionari di origine trentina in Ecuador ad essere presente all’incontro biennale dei missionari trentini in America Latina che si è aperto oggi presso il Recanto Coracao de Jesus a Maceiò, capitale dello Stato brasiliano dell’Alagoas. “Il terremoto che nell’aprile dello scorso hanno ha colpito l’Ecuador ha messo in ginocchio le nostre comunità – spiega -, basti dire che don Claudio Zendron ha visto distrutte tutte le trenta cappelle rurali”. La ricostruzione richiederà ancora tempo ed energia.

Ma non è solo per fare il pieno che i missionari trentini dell'America Latina sono qui. Fin dalle prime battute di questo loro convegno, che li vedrà impegnati a confrontarsi sul tema "I laici in una Chiesa tutta ministeriale" – per certi versi vecchio , come ha osservato qualcuno di loro nel momento dei primi saluti e della presentazione del programma, dopo l' allegra condivisione della cena, ma sempre più che mai attuale – si coglie, nonostante qualche capello bianco in più e qualche schiena appena più incurvata rispetto al precedente incontro, un desiderio forte di continuare a impegnarsi, a lottare, ad operare. Si capisce che qui ci sono persone che hanno creduto e credono in un'esperienza di Chiesa che è, come ripete Papa Francesco, povera e per i poveri.

Lo dicono con le canzoni che cantano nella celebrazione eucaristica che apre questa "settimana latinoamericana". Canzoni che parlano di Chiesa come popolo che si organizza, di "lutar e crer" (lottare e credere), di "justicia è paz" (giustizia e pace).

Lo ribadisce durante la celebrazione don Beppino Caldera, direttore del Centro missionario di Trento che promuove questo appuntamento, sollecitato dalle letture proposte nella festa di San Giovanni Bosco: il nuovo Israele, la nuova Chiesa nasce tra la gente, la nostra missione, dice, è mettere le mani nella vita della gente. Già, la missione. Come declinare nell'America Latina di oggi il proprio impegno? Come formare permanentemente nel tempo del loro servizio i laici? Come rispondere alle aspettative che i laici impegnati nelle nostre comunità nutrono rispetto a questo convegno? Ad aiutare i missionari – arrivati da Bolivia, Ecuador e Brasile – a declinare il tema della settimana, illustrato in serata da don Beppino e da don Gianni Poli, missionario a Manaus, a nome del gruppo di lavoro che si è occupato dell'organizzazione della settimana assieme a suor Miriam Zendron delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù (sono loro a gestire la struttura che ospita l'incontro) c'è la dott. Maria Soares de Camargo, già assistente (qui dicono "assessora") delle pastorali sociali della Conferenza dei vescovi brasiliani (Cnbb), che dopo il pensionamento si è dedicata all'impegno missionario nella diocesi di Boa Vista – Roraima, prima, è attualmente nella diocesi di Sao Gabriel da Cachoeira. "Io però da soli sette anni, molti di voi invece da 40 o addirittura 50 e più anni!", precisa.

All'appuntamento manca l'atteso dom Mariano Manzana, vescovo di Mossorò chiamato a partecipare a una missione delle diocesi del Nord-est del Brasile in Benin, Togo e Costa d'Avorio. C'è invece il vescovo di origine trentina dom Guido Zendron, arrivato da Paulo Afonso. "È una gioia potersi incontrare sopratutto oggi che il mondo è dominato dall'individualismo. Per noi è un momento importante perché abbiamo sempre nel cuore la Diocesi di Trento". Accanto a lui, sorride don Marco Saiani, che quale vicario del vescovo Lauro quella diocesi è qui a rappresentare.

Dal nostro inviato Augusto Goio