Cristiani laici, il futuro della Chiesa

La parola “laico” indica, nel linguaggio cristiano, la condizione dei fedeli che non appartengono al clero né alla vita consacrata. Secondo il dizionario portoghese, la parola “leigo” (laico) significa “ignorante”, denota chi non conosce, chi non può. Un significato dispregiativo per un termine che nel corso di 20 secoli di storia della Chiesa marca la diffidenza intorno al rapporto tra chierici (depositari del sapere) e non consacrati, incolti che non conoscendo il latino non potevano più accompagnare la liturgia. “Ma Gesù stesso era un laico”. L’osservazione, venata di una punta di ironia, è della dott. Maria Soares de Camargo, che nei suoi interventi alla Settimana latinoamericana ha ripercorso la storia del non sempre facile rapporto tra gerarchia ecclesiale e laicato, distinzione inesistente nei primi due secoli della Chiesa. Lo ha fatto attingendo a una serie di documenti, che aiutano a comprendere come la vocazione e la chiamata di ogni cristiano – laico e laica, religioso e religiosa, sacerdote – abbiano uguale dignità, chiamati tutti come siamo alla santità, in ragione del battesimo. Lo esprime chiaramente la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium nella quale il Concilio Vaticano II ha espresso tutta la ricchezza del significato dell’essere laico nella Chiesa. Sulla vocazione e missione dei laici si sofferma Papa Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica Christifideles Laici (30 dicembre 1988), nella quale raccoglie i risultati dell’assemblea sinodale dei vescovi del 1987. L’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in America di Giovanni Paolo II “ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, ai consacrati ed alle consacrate, ed a tutti i fedeli laici” (22 gennaio 1999) ascrive alla presenza dei laici “il rinnovamento della Chiesa in America Latina”: pertanto “compete a loro, in gran parte, il futuro della Chiesa”. Profetico e anticipatore appare il documento approvato qualche mese prima, nel settembre 1998, dalla XXXI Assemblea Generale della Conferenza dei vescovi brasiliani (CNBB) Regional Norte 1 a Manaus, dove si afferma, tra l’altro, che è necessario che “i vescovi e i presbiteri diventino sempre più consapevoli che il loro sacerdozio ministeriale è a servizio del sacerdozio comune dei fedeli, e non viceversa” e che “i laici vedano e sentano la loro parrocchia/comunità non come un luogo per comprare e vendere servizi religiosi, ma un luogo in cui ogni battezzato scopre la sua dignità, la sua responsabilità e la sua vocazione a costruire il Regno di Dio”. Per la Chiesa brasiliana fondamentale appare il documento 105 della CNBB, approvato dalla 54ª Assemblea generale ad Aparecida (aprile 2016), dal titolo: “Cristiani laici e laiche nella Chiesa. Sale della terra e luce del mondo”. Il documento individua nei cristiani laici e laiche veri soggetti ecclesiali (un’espressione – “soggetto ecclesiale” – che ricorre in tutto il testo e che si basa sugli insegnamenti del Concilio Vaticano II e sul Magistero conseguente). I cristiani laici sono incoraggiati a capire la loro vocazione e missione e a agire come veri soggetti ecclesiali nelle diverse situazioni in cui sono inseriti, riconoscendo il valore del loro lavoro nella Chiesa e nel mondo. Imprescindibile è anche la lettera di Papa Francesco al card. Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina, sul tema dell’impegno dei laici nella vita pubblica dei Paesi latinoamericani (19 marzo 2016). “Si dice che è l'ora dei laici, ma l'orologio sembra essersi fermato”, afferma Bergoglio, ricordando che “nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci hanno battezzati laici ed è il segno indelebile che nessuno potrà mai cancellare. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formiamo il Santo Popolo fedele di Dio”, Un popolo che oggi “ha bisogno di nuove forme di organizzazione e di celebrazione della fede”.

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