A canestro anche nella vita

“È il modo in cui si reagisce alla sconfitta che ti permette di crescere di più. Serve fiducia in se stessi e capacità di autocritica: innamoratevi di qualcosa e insistete sulla vostra strada, perché il lavoro quotidiano paga”

«Non lasciatevi vivere, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e decidete di farne un autentico e personale capolavoro». Con queste parole di Papa Giovanni Paolo II si è aperto lo stimolante incontro fra Maurizio Buscaglia, coach dell'Aquila Basket di serie A, e circa 350 studenti di Centro Moda Canossa, Istituto Pavoniano Artigianelli e Università Popolare Trentina.

Nell'auditorium dell'Università di Lettere e Filosofia di Trento lunedì 27 marzo si è parlato di sport, scuola, futuro e valori, un mix eterogeneo e frizzante sviluppato anche partendo dagli spunti di riflessione offerti da alcune frasi dei grandi personaggi di sport che non solo hanno scritto pagine importanti della pallacanestro mondiale ma che, più in generale, hanno contribuito a ispirare e guidare intere generazioni. Da Micheal Jordan a Kareem Abdul-Jabbar, un'eredità che ha saputo far riflettere Buscaglia ma anche i tantissimi ragazzi che sono intervenuti a più riprese per dire la loro o semplicemente per soddisfare qualche piccola curiosità personale. Maurizio, in una mattinata vissuta più da professore che da coach, ben imbeccato dal giornalista e addetto stampa di Aquila Basket Rudy Gaddo, ha unito passaggi della propria storia personale a interessanti spunti sulla formazione e lo sviluppo di un gruppo, con dinamiche che funzionano nello sport come in qualunque altro ambiente di lavoro. “C'è differenza fra 'gruppo' e 'squadra': un conto è stare bene insieme, un altro è lavorare bene gli uni con gli altri, condividendo le fatiche e i sacrifici, distribuendo le responsabilità. Voi giovani avete grande entusiasmo ed energia, non abbiate paura di mettervi in gioco proponendo idee nuove”.

Ha dovuto combattere, Maurizio Buscaglia, per arrivare dove sta ora: cominciando ad allenare dalla più bassa categoria possibile, prendendo decisioni e facendo scelte che non in molti gli avrebbero consigliato, scalando la montagna un passo alla volta prima di arrivare alla vetta, la serie A e le coppe europee. I suoi segreti? La voglia di fare ogni giorno un po' meglio del precedente, seguendo la propria passione senza farsi abbattere dalle (tante) difficoltà incontrate. “Nella pallacanestro o si vince o si perde, ed è proprio il modo in cui si reagisce alla sconfitta che ti permette di crescere di più: è una regola che vale anche nella vita quotidiana, nello studio, nel lavoro. Serve la giusta dose di fiducia in se stessi e di capacità di autocritica: innamoratevi di qualcosa e insistete sulla vostra strada, perché il lavoro quotidiano paga”. Insegnamenti che non valgono certo solo nel mondo dello sport, ma che possono fare la differenza anche nelle piccole cose: “Quando sento dire che i giovani non hanno voglia di fare le cose mi viene da ridere: la vostra generazione quando ha piccole occasioni per dimostrare quanto vale sa fare grandi cose, ma non aspettate che le cose belle cadano dal cielo, dovete essere pronti e propositivi”.

E come detto, le ragazze e i ragazzi dei tre istituti cittadini sono stati grandi protagonisti dell'incontro, trasformatosi presto in un vero e proprio dialogo: si è parlato di leadership, dell'importanza di avere riferimenti costruttivi e “vincenti” (nei modi prima che nei risultati), della capacità di aiutare tante persone diverse a mettersi in relazione tra di loro per formare quella “chimica” speciale all'interno di un gruppo che permetta poi di lavorare al meglio giorno dopo giorno. Perché ci sono tanti modi per fare della propria vita un capolavoro: lo sport non può, da solo, indicare quale strada prendere, ma di certo può insegnare il modo in cui si deve camminare affrontandola.

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