Il sogno di don Luis

Lottò per i diritti dei poveri delle sue comunità e per ridare loro la dignità

Bolzano – Quindici anni fa, il 16 maggio 2002, don Luis Lintner veniva ucciso a sangue freddo a Salvador da Bahia. Gli assassini non furono mai individuati. I resti mortali riposano nel cimitero di Alduino, il paese natale. Una memoria, quella di don Luis, ancora viva, ad esempio attraverso le sue opere. Prima fra tutte il centro sociale “Casa do Sol”, realizzato nella favela Cajazeiras di Salvador.

Sabato scorso, nel quindicesimo anniversario della morte, p. Martin Lintner, nipote di don Luis, ha celebrato una messa trilingue (in tedesco, italiano e portoghese) nel Duomo di Bolzano, insieme ad alcuni giovani della “Casa do Sol” e a Pina Rabbiosi, per molti anni collaboratrice di don Luis in terra brasiliana. Al centro delle parole di p. Martin l’idea di “sogno”. Don Luis Lintner ha operato e vissuto in luoghi tutt’altro che belli: per undici anni nell’arida steppa dell’entroterra di Bahia, dove i piccoli contadini arrancano nel caldo, nella siccità e nella povertà, e per altri undici anni nei quartieri poveri delle periferie di Salvador da Bahia. L’incontro con la semplicità del popolo e la sua povertà ne nutrirono la fede, la spiritualità e l’instancabile impegno sociale. Don Luis lottò per i diritti dei poveri delle sue comunità e per ridare loro la dignità, poiché era convinto che “ognuno ha diritto al pane quotidiano, a una casa, a un pezzo di terra da coltivare, a vestiti per coprirsi, al lavoro per poter vivere e alla salute!”. Non si trattava semplicemente di una questione di elemosina: per lui era necessaria una distribuzione dei beni fondata sulla giustizia. “Luis aveva un sogno”, dunque: un mondo “in cui non saranno violenza e morte ad avere l’ultima parola, ma perdono e pace, non l’ingiustizia, ma la giustizia”, ha detto p. Martin.

All’offertorio della messa di sabato è stato portato all’altare il vestito del battesimo di don Luis Lintner, segno della fede ricevuta in dono da bambino. Poi un grembiule blu, simbolo del lavoro e soprattutto del servizio. E ancora una maglietta della Casa do Sol, segno di come la memoria di don Luis in Brasile unisca ancora oggi molte persone. Infine la Bibbia – fondamentale nella vita di don Lintner – e un simbolo della Casa della Solidarietà di Bressanone, la quale è stata intitolata proprio al sacerdote di Aldino e che accoglie persone in difficoltà.

Al termine della celebrazione sono stati distribuiti braccialetti con i colori della “Casa do Sol”: il rosso che rappresenta la dimensione fisico-affettiva e il benessere integrale dell’essere umano come obiettivo della Casa; l’azzurro per la sapienza, sintesi delle interazioni che ogni essere umano porta con sé, frutto della sua matrice culturale, della propria storia, delle esperienze vissute; il giallo è il colore della spiritualità che illumina la Casa e dà l’impulso a ogni attività. Oggi sono un centinaio i bambini che frequentano la scuola materna e la scuola elementare presso la “Casa do Sol”.

La commemorazione è continuata domenica a Pietralba, con una messa celebrata del vescovo Ivo Muser, e martedì, nell’anniversario vero e proprio, ad Aldino, dove don Luis era nato nel 1940.

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