La missione permanente per il Tirolo

Merano – Non tutti sanno che il Tirolo, all’inizio dell’età moderna, fu considerato dai padri gesuiti terra di missione. Essi lo girarono in lungo e in largo proponendo le loro missioni popolari (all’insegna del Sacro Cuore), col duplice obiettivo della moralizzazione dei costumi e della trasmissione della dottrina cattolica secondo i canoni del Concilio di Trento. Tra i missionari di spicco il gesuita romagnolo Fulvio Fontana (1648-1723), collaboratore del più noto padre Paolo Segneri, che nel 1710 conduce missioni popolari nel Tirolo partendo dalla val Venosta e da Merano. Lo stesso anno lui e alcuni confratelli sono a Bressanone, dove attirano grande folla, sebbene le loro prediche abbiano bisogno di un interprete. I padri gesuiti sono rappresentanti della nuova spiritualità barocca: si battono con catene di ferro, organizzano processioni penitenziali alle quali i fedeli partecipano portando sul capo corone di spine. Anche a Innsbruck padre Fontana e i suoi riescono a radunare decine di migliaia di fedeli.

È proprio in seguito all’opera di padre Fontana e all’impressione da essa esercitata sul vescovo di Bressanone de Künigl, che viene istituita la “missione permanente per il Tirolo” (1719-1784), nel contesto della quale i missionari popolari sono a Merano nel 1723, accolti da tutte le autorità cittadine. Si narra che alle prediche e alle funzioni, tenute necessariamente all’aperto, abbiano partecipato circa ventimila persone giunte da tutto il circondario, una cifra enorme per quei tempi, e che alla successiva tappa missionaria, quella del 1733, ci sia stata ancora più gente. Altre missioni popolari si tengono negli anni 1746, 1757 e 1770. Ma ormai siamo alla vigilia dei provvedimenti che condurranno alla soppressione dell’ordine.

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