“Costituzione e ricostruzione”, la Lectio degasperiana di Marta Cartabia

Marta Cartabia durante la Lectio degasperiana 2020. Foto Fondazione Trentina Alcide De Gasperi

Non un posto vuoto al Centro polifunzionale di Pieve Tesino, che, gremito nei limiti di una capienza rimaneggiata per via delle misure di sicurezza ha ospitato la Lectio degasperiana 2020, tenuta da una relatrice d’eccezione: la presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia.

Costituzione e ricostruzione” il titolo della lezione, più che mai adatto ai tempi che stiamo vivendo, in questa fase post-pandemia, e perfettamente calzante alla figura di Alcide De Gasperi, che negli anni della Costituente fu primo ministro, svolgendo un ruolo fondamentale nella ricostruzione di un’Italia lacerata dalla Seconda Guerra Mondiale.

E proprio dal parallelo con l’Italia di oggi parte la Cartabia, citando la ricostruzione del ponte di Genova e l’emergenza sanitaria. “Ma il contesto storico del nostro oggi è unico, irripetibile e non sovrapponibile ad epoche passate”, puntualizza la presidente, sottolineando però il valore dell’insegnamento che si può trarre dalla storia, in particolare rispetto “al metodo, e alla tensione risolutiva che muoveva l’azione dei protagonisti”. È qui che De Gasperi torna al centro della Lectio, con il suo pensiero e la sua azione, “due aspetti che in lui furono sempre uniti”, con “intramontabile attualità”, commenta Cartabia.

La lezione prosegue con la puntuale analisi del contesto storico in cui De Gasperi offrì un contributo “così ricco e articolato alla ricostruzione costituzionale“, riconoscendo allo statista trentino “un ruolo di spicco in tutta la fase costituente”. Ruolo che nasce ben prima, dalla sua opposizione al fascismo, dal carcere e dalla solitudine degli anni seguenti, dall’aver visto in prima persona “che le Costituzioni hanno bisogno di un fertile humus politico, sociale e morale in cui affondare le radici, pena la loro fragilità”.

De Gasperi veniva da lontano e guardava lontano: per questo vedeva nella stabilizzazione nazionale, europea ed internazionale il necessario complemento all’operazione costituente”, riconosce Cartabia, evidenziando il suo apporto alla definizione del ruolo della Costituente e al suo successo, terza via nell’alternativa tra restaurazione e insurrezione, oltre che nella scelta cruciale del referendum sul nodo tra monarchia e repubblica.

Sfide che De Gasperi affrontò permettendo all’Italia “di giungere al più grande rivolgimento della sua storia politica moderna nella concordia mentre altrove furono guerra civile, terrore e massacri”. “Ma dove attingeva una tale chiarezza di giudizio e una tale tenacia?”, si chiede Cartabia, trovando una risposta nel suo essere “uomo di confine“: tra Italia e Austria, tra Impero e Repubblica ed infine tra Stato e Chiesa. “Di qui, forse, il suo metodo che rifugge gli estremismi nella perenne ricerca di un equilibrio“, sottolinea la costituzionalista, avviandosi alla conclusione: “Il suo è un realismo lungimirante, perché animato da grandi ideali“.

Prima del lunghissimo applauso tributatole dai 200 presenti, Cartabia trova il tempo per un De Gasperi più intimo e personale, citando una sua lettera del 1928, scritta dal carcere alla famiglia in montagna, in cui lo statista regala alla moglie un passo della Divina Commedia di Dante. La risalita in arrampicata libera sulla roccia nelle Malebolge dell’inferno, sapendo scegliere la strada più percorribile, superando le avversità, per Marta Cartabia non è soltanto un riferimento “famigliare” al durissimo momento attraversato, ma diventa metafora del metodo e della personalità di De Gasperi, “uomo con i piedi saldamente ancorati a terra e con lo sguardo rivolto in alto e lontano”.

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