Congo RD: “Qui la fame spaventa più del coronavirus”

Suor Delia Guadagnini, missionaria saveriana nella Repubblica Democratica del Congo

Nella Repubblica Democratica del Congo 9,1 milioni di bambini – poco meno di un quinto della popolazione sotto i 18 anni – hanno bisogno di assistenza umanitaria. Il sistema sanitario necessita di supporto urgente a causa della diffusione di epidemie di morbillo e colera, che uccidono migliaia di bambini, e della crescente minaccia del Coronavirus, avverte l’UnicefIl rischio di una forte diffusione del coronavirus in Africa è alto. Lo scarso accesso all’acqua, all’igiene e ai servizi igienico-sanitari in alcuni Paesi o regioni aumentano la difficoltà nell’attuazione di misure di contenimento, come il lavarsi le mani con il sapone e il porre porre le persone in quarantena, isolare quelle colpite o a rischio in contesti che, spesso, presentano, una densità urbana molto elevataDalla Repubblica Democratica del Congo e dall’Uganda le testimonianze di suor Delia Guadagnini, missionaria saveriana originaria di Predazzo, e di padre Franco Bertò, comboniano, originario di Spormaggiore. 

Qui nella Repubblica Democratica del Congo, già da quindici giorni sono stati testati i primi casi positivi nella capitale Kinshasa. Dopo qualche giorni altri casi in varie città del Congo e qui vicino a noi a Bukavu, in Rwanda e in Burundi al di là della nostra frontiera a pochi chilometri da casa nostra.

Il Presidente della Repubblica, i vari Governatori di Provincia, i vari sindaci delle città hanno scritto e messo tutti in guardia da questa malattia terribile. Purtroppo si trovano davanti alla mancanza di materiale sanitario, mascherine, reattivi per fare il test, protezioni varie per medici, infermieri e personale sanitario…
Alla televisione, per chi ne ha l’accesso, e alle varie radio locali si parla di questo virus, ma non ci sono sufficienti trasmissioni per farlo conoscere, per dire alla gente come ci si contagia, come proteggersi, ecc.

Le scuole sono chiuse da due settimane e così tutti i luoghi di culto. Contrariamente a quanto è stato detto nei vari comunicati, la gente continua a girare come se niente fosse, ad affollare le strade, i mercati, i piccoli campi sportivi davanti alle scuole o in altri spazi verdi o in terra battuta.

L’unica vera preoccupazione della gente è quella di morire di fame e non di coronavirus.

Qui da noi sono state chiuse tutte le strade che vanno verso la città di Bukavu e verso il Burundi. Il commercio, che è la prima occupazione della nostra gente, ne soffre. I prezzi degli alimentari sono andati alle stelle e se la gente prima mangiava una sola volta al giorno, ora potete immaginare…

Chi può si fa delle piccole riserve di farina di manioca, carbone, pesce secco, fagioli. Ma chi non può e vive alla giornata, cioè il 95% della popolazione, soffre.

Sui pochi mezzi di trasporto che girano ancora qui in zona, il numero dei passeggeri è stato drasticamente ridotto a metà e quindi il prezzo del viaggio è raddoppiato. Miseria su miseria.

I bambini sono in strada e giocano dal mattino alla sera, incuranti di ogni pericolo.

Notizie della nostra comunità: io vado ancora al lavoro per le urgenze e a orario ridotto; metà dei miei collaboratori anticipa le ferie annuali. Dopo Pasqua l’altra metà farà la stessa cosa e poi vedremo. Genoveffa continua a lavorare con personale ridotto al Centro di riabilitazione fisica “Béthanie”. La scuola per bambini sordomuti è chiusa. Marceline e Nzigire sono a casa e sbrigano le faccende domestiche nella mattinata. Nel pomeriggio aiutiamo anche noi.

In questi giorni è arrivato alla banca il salario di marzo. Davanti alle porte della banca c’è una fila interminabile, sotto il sole, poiché fanno entrare 5 persone alla volta. Nessuno ha la mascherina. Ci misurano la temperatura con una specie di pistoletta fin quando la pila funziona, poi basta…

I nostri direttori e presidi che sono scesi dalle montagne per ritirare il loro salario che passa per la Caritas, fanno anche loro lunghe code sotto il sole, già esausti dal viaggio e dalla fame, dopo uno o due giorni di strada a piedi. E’ una pena che non so descrivere… Sugli altipiani, dove la guerra tra differenti fazioni ed etnie sembra conoscere una calma, i fucili tacciono… Il coronavirus è riuscito a farli tacere e non si sa ora quale sarà la loro strategia per tornare a colpire ancora i villaggi, incendiare case e scuole, quello che è ancora rimasto in piedi.

Buon cammino verso Pasqua!

(Suor Delia Guadagnini è missionaria saveriana)

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