Alto Garda, se l’ambiente è tutelato, anche l’economia sorride

Il colpo d’occhio dal rifugio San Pietro su Arco e il lago di Garda. Foto © Gianni Zotta
Preservare lo scenario naturale dell’Alto Garda conviene, anche economicamente, di più che investire nella cementificazione. Il messaggio sembra banale e invece non lo è, almeno secondo quanto sostiene il comitato Salvaguardia dell’Olivaia di Arco, che per sensibilizzare cittadini e classe imprenditoriale ha organizzato, venerdì 24 febbraio, una serata pubblica dal titolo “Il valore economico del paesaggio”.

Si è trattato del primo incontro indetto dal Comitato a Riva del Garda, presso la ex biblioteca delle scuole “Damiano Chiesa”: Riva è infatti il cuore dell’imprenditoria turistica e ricettiva della “Busa”, principale destinataria dell’appello a conservare il paesaggio.

La sala era colma di pubblico, tra cui si sono distinti molti rappresentanti della politica locale, tra cui l’assessore di Riva all’ambiente Renza Bollettin – che ha introdotto la serata – e l’omologa di Arco Silvia Girelli. Ma c’erano anche Claudio Miorelli, presidente della Confcommercio locale, il consigliere Andrea Ravagni di Arco, e tanti amici e simpatizzanti del Comitato nato per denunciare il complesso sorto sulle vestigia dell’Ex Sanatorio Argentina.

Le relatrici Chiara Parisi, naturalista del Comitato, e Costanza Pratesi del Fai hanno illustrato, da un lato, lo status quo della convivenza tra ambiente e cemento nell’Alto Garda e, dall’altro, proposto soluzioni alternative per la salvaguardia della natura antropizzata.

“Esiste la disciplina dell’economia ambientale che traduce in termini monetari i vantaggi che si ottengono dal preservare il territorio”, ha spiegato Parisi. “L’ambiente offre i cosiddetti servizi ecosistemici: gli alberi, ad esempio, hanno la capacità di mitigare la temperatura di almeno due gradi sia in estate sia in inverno, assorbire anidride carbonica, il che migliora la qualità di vita delle persone. Inoltre, assimilano acqua che altrimenti le amministrazioni dovrebbero drenare. Tutto questo è un risparmio sui costi della sanità pubblica e sulla gestione del territorio”.

Nell’Alto Garda, tuttavia, si continua a cementificare, hanno denunciato dal Comitato. “Si pensi solo alla Variante dei centri storici di Arco – ha continuato Parisi – essa concede la possibilità di abbattere fino al 30% dell’esistente e di ricostruirlo. Ma ricostruirlo come?”.

“Arco e Riva sono in contraddizione con la legge 10 del 2013 che prescrive il Catasto degli alberi per i comuni – hanno contestato poi – con la quale si potrebbe fare un censimento del verde. Questo permetterebbe di fare un bilancio a fine di ogni mandato, per giudicare la condotta di un’amministrazione rispetto all’ambiente”.

L’intervento di Costanza Pratesi ha avuto toni più propositivi, con una carrellata di esempi di recupero e valorizzazione del paesaggio che il Fai ha effettuato in tutta Italia. Il turismo culturale è d’elìte e cultura significa paesaggio, ha sottolineato Pratesi.

La natura altogardesana però è scenario ideale per il turismo sportivo, che può mettere a rischio il territorio, come ha evidenziato nel suo intervento a margine Paolo Matteotti, ex sindaco e assessore di Riva: “Il Monte Brione, pur essendo da anni una riserva protetta della Provincia, è attraversato da bikers che ne mettono a rischio il suolo: lancio un appello per la salute del suolo del nostro monte”.

Sono stati diversi i commenti del pubblico al termine della serata, segno che il tema della tutela ambientale sta ancora a cuore alla gente.

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