Le Novaline, l’ultima salita di Michele Scarponi

MIchele Scarponi scomparso il 22 aprile 2017 a 37 anni in un incidente mentre si stava allenando
La strada delle Novaline, elemento di congiunzione tra la Valle dell’Adige e l’Altopiano della Vigolana attraverso l’abitato di Mattarello, ha fatto parlare di sé, recentemente. E, purtroppo, in maniera piuttosto inaspettata. E’ stata infatti l’ultima salita affrontata dal campione del ciclismo Michele Scarponi, di migliaia che scalò in carriera.Il campione marchigiano (vincitore del Giro d’Italia 2011 dopo la squalifica di Alberto Contador e in procinto di partire da capitano della sua squadra nel Giro d’Italia 2017) è scomparso il 22 aprile, a 37 anni, poco dopo le 8 del mattino nel suo paese di Filottrano, vittima di un incidente stradale mentre si stava allenando. Proprio il giorno prima, aveva chiuso l’edizione di apertura del “Tour of the Alps”, piazzandosi al sesto posto nella volata dei migliori in via Belenzani, a Trento, al termine di una tappa che era transitata anche dalla strada delle Novaline. Scarponi aveva tenuto duro lungo la severa salita.Doveroso l’omaggio ad un campione di impegno, serietà, molto amato dalla gente anche per quel suo sempre gentile pizzico di bonaria ironia.La strada delle Novaline (che richiama gli abitati Novaline di Sopra e Novaline di Sotto), affrontata da Mattarello, si caratterizza proprio per quella impegnativa salita che, oltrepassati Villa Saracini e il capitello di S. Raimondo, presenta un “muro” di circa 300 metri: la pendenza è del 17 per cento. Il poeta Eduino Gerola, nel suo libro “Matarel”, la descrive così, con una pennellata: “Erta… drita / quasi ‘n pè / co ‘na gobeta / quasi ‘n zima / i à dit che lè / la “dante”… / ’sta strada”.

Nella foto storica, la strada delle Novaline con la vecchia immissione sulla strada delle Fricca

Novaline è località nota nella zona anche per gli aspetti devozionali. Tre giorni prima dell’Ascensione, come ricorda il quaderno “Mattarello ieri e oggi” del 1993, a cura di Marco Bridi, vi si tenevano le “rogazioni”, termine di derivazione latina che significa “preghiera”. “Il primo dei tre giorni – scrive Bridi – tutto il paese si recava alle Novaline, dove veniva celebrata la messa nella chiesetta di S. Raimondo, presso Villa Scotoni. Si partiva in processione alle 5 del mattino e si tornava dopo circa 2 ore, per essere pronti a recarsi a lavorare in campagna”. Gli altri due giorni si andava a Villa Bortolazzi ad Acquaviva e il terzo giorno alla chiesetta di S. Vincenzo (ora inesistente) in località Ronchi. Questa tradizione religiosa è venuta meno alla fine degli anni Sessanta.

Ma la strada delle Novaline, come ricorda lo storico Luciano Ducati, è sempre stata al centro di attenzioni negli anni passati. Nelle sue note, scrive che l’attesa sistemazione con l’asfaltatura è avvenuta nel 1969. Trent’anni dopo, nel 1999, ha ricevuto la conformazione attuale. L’ente pubblico ha finanziato un corposo intervento di rettifica (quasi 3 miliardi di vecchie lire) eliminando l’assai pericoloso imbocco con la strada statale della Fricca, realizzato non più adiacente all’attuale ristorante La Roccia, ma più a valle, verso Trento, sistemando delle curve piuttosto chiuse e altre strettoie.

Il progetto definitivo presentato dall’ingegner Giuliano Tarantino nel novembre del 1994 era stato accolto con soddisfazione, ma anche qualche preoccupazione per l’imbuto della “Decima” nell’abitato di Mattarello dal Consiglio circoscrizionale di Mattarello, presieduto da Aldo Tamanini. Prevedeva una lunghezza di circa 2 km, una sagoma stradale continua larga 6 metri, la deviazione del percorso in prossimità di Villa Gentilotti (dal culmine della “Dante” in poi) con la realizzazione di un nuovo tratto di circa 500 metri che andava ad innestarsi con la strada statale. Proprio come si presenta adesso.

La strada delle Novaline

 

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