Capaci di ridare vita

Esiste una relazione tra quello che fa Gesù e quello che possiamo fare noi?

Continuiamo il cammino che la liturgia quaresimale ci propone per il nostro incontro con il Signore. Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che ridà la vita a Lazzaro: Gesù è l’acqua, la luce e la vita di ogni uomo. “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in Me, anche se morto, vivrà” (Gv 11,25).

Il sussidio della Diocesi per la preghiera in famiglia durante la Quaresima porta come lemma di questa domenica: “Come pane fragrante sulla mensa dei poveri” e come impegno per la settimana: “Ricordarsi del Pane per amor di Dio che verrà raccolto il Giovedì santo; rinunciare ogni giorno a qualche cosa e mettere il corrispettivo nel salvadanaio”.

Esiste una relazione tra quello che fa Gesù e quello che possiamo fare noi?

Gesù con questo miracolo restituisce Lazzaro alla vita e alla sua famiglia. E' un segno della sua e nostra resurrezione che celebriamo nella Pasqua. Egli ha il potere non solo di ricostruire questa vita ma di darci la vita che non muore più, come pegno della sua eterna amicizia con noi.

La relazione e l'amicizia di Gesù con Lazzaro, Marta e Maria non comincia… al cimitero, ma nella loro casa, e in particolare alla loro mensa. Gesù frequentava questa casa e godeva della loro ospitalità. Ricordiamo l'episodio di Marta che si lamenta con Gesù perché Maria non l'aiuta a servirlo ma si limita ad ascoltarlo.

Noi crediamo che Cristo è il pane che sazia la fame dell'uomo. Lui stesso non ha avuto vergogna di chiedere ospitalità e pane a questa famiglia di Betania e, come con la Samaritana, comincia a chiedere qualche cosa, ma per dare molto di più, la sua stessa vita.

Abbiamo anche noi la possibilità di ridare la vita a chi non ne ha o la sta perdendo?

Possiamo ridare la vita a qualcuno quando condividiamo ciò che abbiamo. “Se uno ha ricchezze in questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?” (1 Gv 3,17). Le lettere dei missionari che pubblichiamo in questa rubrica testimoniano la gratitudine dei missionari e di quanti beneficiano del pane che diamo per amor di Dio.

Noi comprendiamo che non si tratta solo di pane materiale. La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dell'amore all'essere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forze. In questo contesto si comprende la richiesta di Gesù ai suoi discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 6,37). “Ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo”. Papa Francesco continua nella “Evangelii Gaudium”: “Non parliamo soltanto di assicurare a tutti il cibo o ‘un decoroso sostentamento’, ma che possano avere ‘prosperità nei suoi molteplici aspetti’. Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune” (E.G. 192).

Si dice che il Papa, quando incontra qualcuno, non gli chieda se crede in Dio o meno, ma se faccia qualche cosa per il prossimo. La carica spirituale di questo Papa non è quindi una moda passeggera, ma un potente sostegno alla carità. Noi troviamo in lui il portavoce di chi non ha voce e il modello da seguire ogni giorno contro la dittatura dell’indifferenza.

Padre Guido Felicetti

(a cura del Centro Missionario Diocesano di Trento)

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