“Faceva star bene le persone”

Si è spento, nella mattinata di martedì 19 marzo padre Cherubino Bernard, storico cappuccino della parrocchia di Santa Caterina

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore mi consegnerà”. È con queste parole, tratte dalla seconda lettera di San Paolo a Timoteo, che i Frati Cappuccini della Provincia di S. Croce, unitamente ai famigliari, hanno annunciato, nella mattinata di martedì 19 marzo, la scomparsa di padre Luigi Bernard Cherubino.

Ormai sulla soglia dei 97 anni, li avrebbe compiuti infatti il prossimo 25 marzo, il frate originario di Campitello, in Val Gardena, lascia per sempre la comunità parrocchiale di Santa Caterina, che con impegno, fatica ed entusiasmo aveva contribuito a costruire nella Rovereto di fine anni ‘60, una città in continua espansione e scossa dal fermento studentesco. Padre Cherubino, infatti, è stato il primo parroco della parrocchia roveretana, nata proprio nel 1968.

Intervistato dal nostro settimanale nel 2009, chiacchierando con l'allora direttore don Ivan Maffeis in occasione del proprio 60° anniversario di sacerdozio, Cherubino aveva raccontato la notte prima di arrivare a Rovereto, “passata piangendo, all’idea di dover abbandonare i miei ragazzi dell’Opera Serafica di Cognola”, istituto francescano fondato nel 1911 che ospitava bambini e ragazzi rimasti orfani, e all’interno del quale il frate aveva passato dodici anni di servizio.

Il saio lo aveva vestito quasi per sbaglio, una scelta praticamente obbligata vista l’impossibilità della famiglia a pagargli le spese del Seminario. E nonostante ciò, padre Cherubino lo sapeva portare meglio di chiunque altro: “Credo che anche l’abito abbia un suo valore – aveva raccontato, sempre a don Ivan – è segno di consacrazione ed è testimonianza di povertà. Soprattutto, però, la vita mi ha insegnato quanto sia importante la dimensione della fraternità, che richiede di non lasciarsi prendere da vane gelosie, per saper invece godere del bene altrui”.

Il cappuccino era proprio così: un uomo sincero, disponibile, sempre pronto allo scherzo e a regalare un sorriso. Padre Cherubino, glielo riconosce chiunque lo abbia incontrato almeno una volta, ha avuto il grande merito di valorizzare l’esperienza del laicato all’interno di una Chiesa ancora poco incline alle deleghe pastorali. In particolare, il suo pensiero si rivolgeva ai giovani, che lui incontrava e conosceva con entusiasmo e passione: “lui stesso era un tipo giovanile”, ci raccontano i parrocchiani di Santa Caterina, ricordandolo come “un uomo emotivo, che sapeva commuoversi”.

Negli ultimi anni prestava servizio come confessore in San Lorenzo, a Trento. Un servizio che gli dava la possibilità di incontrare tante persone, accogliendo con cuore aperto le loro paure, fragilità e debolezze. Cherubino era un vero sposo di “madonna povertà”, non solo materiale, ma anche umana. Sapeva accettare e assumere sulle proprie spalle i limiti propri e di chi lo circondava. E forse è proprio per tale motivo che tanta gente aspettava proprio lui, di fronte al confessionale, perché era vero, era sincero e semplice, “era umano, e faceva star bene le persone”.

Nel pomeriggio di mercoledì 20 marzo, la comunità parrocchiale di Santa Caterina si è riunita nella propria chiesa per porgere l’ultimo saluto al padre.

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