“I giovani seguono chi è credibile”

La serata diocesana promossa da AC sui temi della sinodalità nella Chiesa, da affrontare con schiettezza e realismo

Alfarano: “Noi giovani cerchiamo l’accompagnamento limpido, non giudicante, sincero”

Paris: “Sinodalità significa disponibilità a gestire insieme il potere, ognuno per la propria parte”

Venerdì 11 gennaio è arrivata puntuale come i re magi la serata che l’Azione Cattolica ha proposto tra il Sinodo sui giovani e la GMG di Panama (ne parliamo in questo paginone) per rilanciare il documento finale: “Il Papa ci esorta a proseguire l’approfondimento dei temi affrontati in questi due anni”, ha osservato la presidente diocesana di AC Anna Rigoni, nel motivare la serata, che è partita dalle esigenze dellale.

“A Roma l’abbiamo vissuto in questi anni e nel documento la ritroviamo”, ha testimoniato Luisa Alfarano, vicepresidente nazionale del settore giovani di AC, che era fra i 300 invitati al pre-Sinodo e che ha pubblicato con Michele Tridente un utile compendio dal titolo: “Sogna vivi scegli: per una Chiesa Sinodale”.

Si è soffermata sull’importanza del discernimento, inteso come “riconoscimento nei fatti della presenza del Signore” e come “necessità di scegliere chi vogliamo essere e cosa vogliamo fare”. Per Alfarano, vivace voce della Locride, “la prima condizione per scegliere è avere un’autentica esperienza di fede quotidiana; autentica, non certo perfetta, perché nessuno è perfetto ed è proprio dalle difficoltà e dalle paure che si può ripartire”. Lo stesso Papa Francesco invita “a dare un nome alle nostre paure e ad affrontare il brivido dell’incertezza, a metterci in gioco e contrastare la tentazione di continuare a fare come si è sempre fatto”.

Un’altra dimensione decisiva è quindi l’ascolto: di se stessi e dei propri desideri, ma non solo. “I giovani cercano l’ascolto da parte della Chiesa e del territorio, per dare nuove risposte. Che, a volte, significano anche solo lo stare il silenzio. “Noi giovani – affermava Luisa, partendo anche dalla propria esperienza – cerchiamo l’accompagnamento limpido, non giudicante, sincero, con il ritmo del nostro passo. Ci aiuta un accompagnatore che racconti la sua vita a partire dai suoi errori, che tenga il ritmo, che non abbia paura di perdere tempo”. Ecco il tema dell’accompagnamento, affrontato poi anche nei gruppi di lavoro e nella sintesi finale, che dovrebbe avere caratteristiche di stabilità, costanza e anche tenerezza. Pure una comunità cristiana, così come la stessa Azione Cattolica debbono aiutare in questo discernimento che può essere comunitario (la serata era promossa anche da Fuci, Collegio Arcivescovile e Vita Trentina) o anche personale: “guardarsi dentro” per rispondere alle domande di vita.

Il tema della sinodalità, come caratteristica di una Chiesa che vede camminare insieme persone tra loco diverse, è stato sviscerato da Leonardo Paris, docente di teologia morale, che ha evidenziato i rischi che nascono quando ci si trova a “gestire il potere tra diversi”.

Una trappola può essere il vivere a servizio (“talvolta è più facile stare sotto, fare i gregari, invece che stare accanto, assumendosi impegni”) oppure negare che si debba condividere il potere, che ognuno di noi sia chiamato a gestire una forma di potere. Ha chiarito a proposito che la collaborazione (“lavoriamo insieme ma decido io”) è una cosa diversa dalla corresponsabilità (“abbiamo entrambi il potere”) ed ha sottolineato che dal punto di vista teologico il potere va condiviso: “Perchè Dio per primo condivide il potere all’interno della Trinità; le persone sono figlie di Dio, depositarie di diritti e quindi di potere”.

Di qui la grande sfida di saper riconoscere il potere reciproco, non serve la “finta sinodalità”. I giovani, in particolare, chiedono grande schiettezza in questi passaggi, non accettano di essere delusi da formatori che, nei fatti, decidono per loro.

Paris indicava alcune sfide spirituali nei confronti dei giovani: larghezza di cuore da parte del formatore, che tenga dentro l’altro anche quando va per un’altra strada;capacità di reggere la tensione, perché non c’è uno che decide e altri che ubbidiscono; riconoscimento di un potere plurale perché nella Chiesa ci sono molto carismi, molti ministeri e anche molti magisteri. Un magistero è anche quello dei giovani, e chiede di essere rispettato.

Talvolta nella Chiesa prevale invece una realtà gerontocratica, oltre che gerarchica, come se gli adulti – in virtà dell’anagrafe, si sentissero depositari di qualche grado di verità in più.

Grazie alla sintesi e agli stimoli del giornalista della Rai di Trento, Silvano Ploner, si sono ripresi gli spunti emersi dal lavoro di gruppo. “Se la sinodalità sarà davvero il segno della Chiesa del Terzo Millennio, essa richiede da subito il coraggio di riconoscere dove è già realizzata, dove è ancora parziale e dove non esiste proprio”. Uno degli ambiti più carenti è quello del potere delle donne nella Chiesa, dove ancora manca la determinazione a camminare insieme. Infine, il problema del linguaggio “ecclesialese” che allontana i giovani e l’esigenza di sincerità: i giovani si fanno attirare e seguono quanto è per loro credibile in quanto vissuto e vivo. Infine l’importanza di saper raccontare quanto si è sperimentato e vissuto: esemplare il racconto per immagini offerto da Maddalena e Giovanna sul loro cammino verso Roma con un gruppo di giovani della Valsugana.

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