Il don Guetti del Polesine

L’opera del prete trentino don Giuseppe Miorelli, che fondò la prima Cassa Rurale e un asilo rurale, ricordata a fine ottobre a Molinella, frazione di Lendinara. Un personaggio da riscoprire anche in Trentino

La storia della cooperazione trentina s’arricchisce di una figura nuova, finora poco considerata, ma tale da essere annoverata in prima pagina del Corriere della Sera nel 1897 come uno degli “apostoli sconosciuti”. Parliamo dell’arcense don Giuseppe Miorelli (1845-1919) che può essere considerato “il don Guetti del Polesine” visto che nel 1893 fondò nel paese di Molinella, frazione di Lendinara, dov’era rettore, la prima Banca cooperativa per aiutare i poveri di una zona in grave difficoltà economica.

La sua opera è oggetto di nuovi studi – incentivati dalla comunità del Polesine, da Rovigo Banca e anche dai Padri Cavanis di Venezia, grazie allo storico padre Giuseppe Leonardi – ed ha avuto un momento celebrativo solenne sabato 27 ottobre nella chiesa di Lendinara.

A introdurre l’incontro è stato mons. Bruno Cappato, direttore del settimanale diocesano “La Settimana” e di “Radio Kolbe”, di Rovigo e appassionato cultore della cooperazione trentina) che ha fortemente voluto l’evento, assieme alla Biblioteca del Seminario e all’Archivio, e, in particolare, con il Consiglio di Amministrazione di Rovigo Banca e con l’Amministrazione Comunale di Lendinara.

L’iniziativa di Miorelli, secondo Cappato, è partita da una piccola frazione ma “è diventata una realtà grande che ha coinvolto tutto il Polesine, una sorta di motore sociale nell’aiuto ai più bisognosi”. Come ha scritto nell’editoriale del settimanale si potrebbe avvicinare Molinella e la sua canonica alla Barbiana in cui operò don Milani. “Un posto isolato, modesto e povero come questo – scrive il settimanale di Rovigo – dove un prete intelligente e ricco di amore per i poveri, per le persone a rischio di fame e di lastrico totale, ha trovato la via per un riscatto da condizio­namenti secolari, da u­miliate rassegnazioni. Per Cappato è “una «Barbiana del Polesine» legata all’esperienza trentina già avanzata e progredita per conto suo; questa e­sperienza rimane pur sempre innovativa e generante per il territorio polesano tutto che ha sempre sofferto i limiti di una condizione di emarginazione. Molinella – quando il tempo è bello – è un incanto e si può dire che i cieli sfiorino i campi come una carezza, ma bisogna ricordare il tempo nel quale don Francesco Miorelli si è trovato a fare il Parroco, spendendo la sua vita per quella gente. Fu un merito rigenerante per tutto il Polesine come è accaduto altre volte in casi di intuizioni felici ed opportune: da lì, da quella canonica di Molinella immediatamente fiorirono altre casse rurali in tutto il Polesine a cominciare dalla vicina Lendinara”.

La storia di don Miorelli, già segnalata dalle lapidi all’esterno della chiesa di Molinella è stata ripercorsa dallo storico lendinarese Pierluigi Bagattin, che ha evidenziato come oltre ad aver fondato la prima “Cassa Rurale” del Polesine don Miorelli sollecitava anche i confratelli a fondare una Banca nelle proprie parrocchie per sollevare i bisogni della gente e dei contadini poveri e disagiati.

Nella cronaca di Giovanni Dainese su “La Settimana di Rovigo” è riassunta la vita di don Miorelli. Nasce il 2 giugno 1845 a Oltresarca, da Bortolo e Domenica Chistè (località del Comune di Arco di Trento). Diviene sacerdote e docente nella Congregazione Veneziana dei Padri Cavanis e dal 1870 insegna, per vario tempo, nelle Scuole di San Biagio a Lendinara. Nel 1886, dopo dissensi con i superiori, esce dall’Istituto dei Cavanis e viene incardinato, dall’allora Vescovo, nella Diocesi di Adria e mandato a svolgere il servizio pastorale, prima a Villamarzana e poi, come rettore, nella piccola frazione di Molinella.

Don Albertino Gabrielli, nel suo volume “Comunità e Chiese nella Diocesi di AdriaRovigo (Roma 1993”), lo definiva “Sacerdote di viva pietà attento ai segni dei tempi…”. Erano anni, caratterizzati da miseria, povertà e dalle lotte dei braccianti agricoli. Nasceva l’enciclica sociale, “Rerum Novarum”, promulgata il 15 maggio 1891 da Papa Leone XIII. E’ in sintonia con questo vento di attenzione e rinnovamento per i lavoratori, che Adolfo Rossi, giornalista del Corriere della Sera, originario di questi luoghi, intervistò Don Miorelli e diede risalto, sul quotidiano nazionale, al suo progetto per la nascita delle casse rurali Nel 1908-909 don Miorelli lasciava Molinella perché il Vescovo Boggiani, subentrato al precedente, non avrebbe rinnovato il suo rettorato e trascorse i suoi ultimi anni nella terra natia di Arco.

Ha partecipato alla commemorazione anche il vescovo di Adria-Rovigo mons. Pierantonio Pavanello, che ha evidenziato l’importanza dell’azione della Chiesa nella società di quel tempo anche in campo socioeconomico.

La celebrazione si è conclusa con la presentazione de “La crocifissione”, opera dello scultore Carlo Tintore alla memoria di don Giuseppe Miorelli, donata alla parrocchia. Poi la dedica della piazza a “Don Giuseppe Miorelli” e la riconoscenza della comunità nelle parole del sindaco, Luigi Viaro, e del presidente di Rovigo Banca, Lorenzo Liviero, anche alla delegazione trentina (vedi sotto). Con la convinzione che gli studi sull’opera di don Giuseppe possano portare ad altre acquisizioni in grado di ridare forza allo spirito cooperativo in una collaborazione rinnovata anche fra Trentino e Polesine, nel solco della storia.

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