Le parole della Settimana Santa

Nell’omelia in Cattedrale l’Arcivescovo nella Domenica delle Palme esorta la Chiesa a sapere ascoltare la realtà e percepire che il bene va fatto

“La missione della Chiesa non può sottrarsi all’ascolto. È, anzitutto, ascolto” è stata la riflessione che ha aperto l’omelia dell’Arcivescovo Tisi in Cattedrale nella domenica delle Palme a partire dal testo del profeta Isaia in cui si sottolinea che l’ascolto non è a costa zero: “richiede la disponibilità a presentare il ”dorso ai flagellatori” e la determinazione ad andare fino in fondo, rendendo la propria faccia “dura come pietra”.

Dopo aver rilevato oggi l’assordante silenzio dell’uomo (“sembra spesso aver perso le ragioni per vivere”), l’Arcivescovo ha osservato che “parallelamente sperimentiamo l’assenza del bisogno di Dio. Egli sembra non essere più necessario nella partita della vita. L’esilio da Dio non è quello sperimentato a Babilonia, pieno di quella nostalgia che fa dire a Israele: “Come canteremo i canti del Signore in terra straniera?”. Semplicemente, Lo s’ignora.

Su questa nostra tenebra, il Padre, attraverso Gesù, esattamente come duemila anni fa, pronuncia la sua parola di vita: “Perdona loro”. Attraverso il perdono, Egli toglie la maschera che ci nasconde a noi stessi, per offrirci nuove possibilità di vita.”

Incamminandosi verso le parole della Settimana Santa, l’Arcivescovo ha ancora una volta parlato di un “Dio inedito, che ci mostra la sua profonda intimità: l’essere pienamente libero da sé, rifiutando la provocazione del popolo e dei capi: “Salva te stesso!”. Essere liberi da se stessi, questo è il Paradiso”.

Secondo Tisi, la beatitudine dei discepoli di Gesù, che è beatitudine per ogni uomo, è percepire che il bene va fatto anche quando dovesse apparire improduttivo o perdente. Essenziale per l’uomo è seminare, non raccogliere.

In conclusione l’Arcivescovo ha indicato parole come come servizio, gratuità, perdono scaldano di nuovo il cuore. Può, allora, accadere anche a noi, come al ladro, di percepirle come l’habitat della regalità. Così da far fiorire sulle nostre labbra la stupenda invocazione: “Ricordati di me”. Gesù non verrà ridotto a memoria storica, ma diventerà l’oggi in cui sperimentare il profumo dell’eternità”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina