“Un dono di Dio”

In vista della Giornata delle vocazioni di speciale consacrazione, domenica 11 maggio, abbiamo approfittato della presenza a Trento di mons. Oscar Cantoni, vescovo di Crema, visitatore apostolico per i seminari dal 2005 e presidente della Commissione episcopale europea chiamata ad occuparsi dello stesso tema. Dopo aver visitato 45 seminari, mons. Cantoni parla di una leggera ripresa delle vocazioni e definisce i seminari come “il frutto di una Chiesa viva, un segno della bellezza e dell'amore di Dio in mezzo alla gente”. Nella sua diocesi di 100 mila abitanti i sacerdoti sono 98, per lo più anziani, i seminaristi 4 per i corsi di teologia, 2 per la propedeutica. Sono ospitati in un ex cascina alla periferia della città e frequentano i corsi teologici a Lodi che accoglie gli aspiranti al sacerdozio di Crema, Cremona, Vigevano e Lodi.

Mons. Cantoni, i seminari sono poco affollati. Come vede la crisi di vocazioni?

Le vocazioni sono dono di Dio e Dio non va in crisi. Bisogna aprirsi ad una prospettiva evangelica: Dio provvede alla sua Chiesa e agli operai del Vangelo. Visitando i diversi seminari in Italia vedo una timida ripresa. Con modalità e criteri diversi di partenza, si tratta di vocazioni giovanili. In questi anni ho visitato 45 seminari. A Trento torno per la seconda volta e in questa zona, nel nord-est, sono stato recentemente a Belluno e Udine. Ho avuto modo di rendermi conto della vitalità dei seminari e allo stesso tempo delle difficoltà che ogni diocesi si trova ad affrontare.

Una Chiesa quindi che sta cercando di rispondere. Cosa può fare ancora per rivitalizzare i seminari?

Le vocazioni sono il frutto di una Chiesa viva. Quanto più saremo una Chiesa viva, una Chiesa in uscita come la definisce papa Francesco, quanto più saremo un segno della bontà di Dio e della bellezza, tanto più saremo attraenti e le vocazioni verranno, come frutto. Come dono di Dio ma anche come scelta libera di giovani che si appassionano ad un grande ideale che è quello di essere testimoni dell’amore di Dio in mezzo alla gente.

I seminaristi trentini sono stati di recente in visita al Consiglio Provinciale, per conoscere e capire i meccanismi della politica. Questo può essere un esempio di “uscita”, un avvicinare i luoghi del quotidiano della gente?

Sono incontri importantissimi e molto utili perché fanno del seminario una realtà aperta: i giovani sono immessi in una realtà e si rendono conto di difficoltà, tensioni, sfide e dei beni che esistono nella società civile. Vengono immessi in questo contesto dove si respira un certo clima e un certo stile di vita comunitaria. Come è importante il loro frequentare abitualmente le parrocchie. E’ il luogo dove la maggior parte di loro sarà chiamata ad operare e vivendole fin da ora si rendono conto della realtà. Si tratta di fare il prete, ma inseriti in una storia e in un contesto culturale che è quello di oggi.

Durante la Veglia di preghiera per le Vocazioni, giovedì 8 maggio in Duomo, quali saranno l’invito e l’augurio che rivolgerà ai giovani?

Il tema è “Apriti alla verità, porterai la vita”. Quanto più conosciamo Gesù, perché la verità è Gesù, tanto più porteremo la Sua vita e saremo diffusori di questa vita nuova. Gesù vuole che l’uomo abbia la vita e l’abbia in abbondanza: c’è bisogno di gente che sia testimone della vita nuova in Cristo. Questo è l’augurio.

(da cura di)

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