Comunichiamo fiducia e speranza a questo nostro tempo

Papa Francesco: “Il giornalismo sia uno strumento di costruzione, un fattore di bene comune”

“‘Non temere, perché sono con te’ (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”. E’ il tema scelto da Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2017 (Gmcs2017), reso noto, come è consuetudine, nella festa degli Arcangeli, il 29 settembre, dalla Segreteria per la comunicazione della Santa Sede. Il messaggio del Papa per la Giornata sarà pubblicato il 24 gennaio, in occasione della ricorrenza di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Commentando il tema scelto da Papa Francesco, la Segreteria per la comunicazione, diretta da mons. Edoardo Viganò, in una nota lo ha letto come “un invito a raccontare la storia del mondo e le storie degli uomini e delle donne, secondo la logica della 'buona notizia' che ricorda che Dio mai rinuncia a essere Padre, in nessuna situazione e rispetto ad ogni uomo”.

Nel tema scelto per il 2017, spiegava Viganò, “viene sottolineata la certezza di non essere mai soli ma, secondo la promessa, immersi nell’amore di Dio, che permette di scorgere in ogni situazione dell’umano, anche la più drammatica, la possibilità di una speranza, di un ritrovato senso dell’esistenza, di un orizzonte possibile di pace. E questo vale in modo particolare per gli operatori della comunicazione”.

“Anestetizzare la coscienza o farsi prendere dalla disperazione – spiegava ancora la Segreteria – sono due possibili malattie alle quali può condurre l’attuale sistema comunicativo. E’ possibile che la coscienza si cauterizzi, come ricorda Papa Francesco nella Laudato si’, a causa del fatto che spesso professionisti, opinionisti e mezzi di comunicazione operando in aree urbane distanti dai luoghi delle povertà e dei bisogni, vivono una distanza fisica che spesso conduce a ignorare la complessità dei drammi degli uomini e delle donne. È possibile la disperazione, invece, quando la comunicazione viene enfatizzata e spettacolarizzata, diventando talvolta vera e propria strategia di costruzione di pericoli vicini e paure incombenti”. Ma in questo “frastuono”, proseguiva la nota della Segreteria, “si ode un sussurro: ‘Non temere, perché sono con te’. Nel suo Figlio, Dio si è reso solidale con ogni situazione umana e ha rivelato che non siamo soli, perché abbiamo un Padre che non dimentica i propri figli”. Per concludere: “Noi cristiani abbiamo una ‘buona notizia’ da raccontare, perché contempliamo fiduciosi l’orizzonte del Regno”. Da qui l’invito a imparare a “comunicare fiducia e speranza per la storia”.

Con gli stessi accenti Papa Francesco si era rivolto ai membri della “Famiglia mondiale di Radio Maria”, ricevuti in Vaticano alla fine di ottobre 2015 (“Veicolate la speranza che viene dal Signore e offrite ‘buona compagnia’ alle persone che ne hanno bisogno”, la sua esortazione). E al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ricevuto in udienza privata il 16 settembre 2016, rivolgeva in chiusura queste parole: “Auspico che sempre più e dappertutto il giornalismo sia uno strumento di costruzione, un fattore di bene comune, un acceleratore di processi di riconciliazione; che sappia respingere la tentazione di fomentare lo scontro, con un linguaggio che soffia sul fuoco delle divisioni, e piuttosto favorisca la cultura dell’incontro. Voi giornalisti potete ricordare ogni giorno a tutti che non c’è conflitto che non possa essere risolto da donne e uomini di buona volontà”.

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