Dalla preghiera alla vita

La spiritualità dell'amore nasce dall'esempio di Gesù

Al termine di uno dei tre consueti ritiri spirituali annuali dell’Apostolato della Preghiera, mi è capitato d'incontrare un gruppetto di persone che stavano commentando la meditazione. Non riuscivano a comprendere il riferimento alla spiritualità e mi chiedevano in poche parole cosa intendessi.

“Vedete – ho risposto volentieri – voi volete bene al Sacro Cuore, ci tenete ai primi venerdì del mese e pregate la coroncina. Bene, ma la spiritualità è un'altra cosa: è il nostro modo di vivere. E, per imparare come vivere, dobbiamo guardare al Sacro Cuore. Questa è la spiritualità dell’amore. E' Gesù che ci insegna ad amare come ha fatto Lui”.

Negli incontri successivi abbiamo così ripreso questo tema della spiritualità, riprendendo in mano al Vangelo e riassumendo in alcune parole importanti il modo di amare di Gesù: la prima è incarnazione. Vuol dire che per amare veramente bisogna immedesimarsi nella condizione di vita di chi ci sta davanti. Pensiamo ai genitori: si fa fatica talvolta a capirli e sembrano noiosi, seccanti alle volte…ma se vi sforzate di entrare nella loro vita, di cogliere i loro pensieri, la loro stanchezza, allora riuscirete e capirli meglio.

“Se avete a casa un nonno malato – proseguivo con gli esempi ., vi sembrerà una situazione pesante perchè dipendete sempre da lui; ma se invece vi immedesimate nella sua condizione: tutto il giorno su una carrozzella , o a letto, a dipendere in tutto da tutti, con la consapevolezza di essere comunque un peso per tutti…Solo allora, forse, riuscirete a capirlo e vi farete più vicino a lui con più attenzione, con più delicatezza”.

Amare infatti è immedesimarsi nella situazione dell’altro, per capire come aiutarlo, per capire come servirlo. Questo significa di più, certamente, che passare al fianco di una persona o fargli un po’ di compagnia.

In questo senso anche l’Eucaristia diventa una scuola di vita, perchè ci insegna ogni volta “come” Gesù ci ama. Nella lavanda dei piedi lo vediamo in ginocchio davanti ai suoi apostoli con il catino in mano: ci ricorda che si ama così non a parole soltanto, ma attraverso quei piccoli servizi che possiamo fare. Devo impegnarmi a fare di più le cose di cui i miei fratelli hanno bisogno,se voglio amarli davvero.

Don Silvio Benedetti, assistente diocesano

Apostolato della preghiera

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