Don Renato, figura luminosa

A due anni dalla scomparsa di don Renato Valorzi (15 settembre 2012), sto ancora scoprendo di tanto in tanto persone che, conoscendo l’amicizia che mi legava a lui, sentono il bisogno di raccontarmi quanto è stata importante per loro questa figura di prete che in un momento drammatico della loro vita è stato vicino e ha fatto conoscere il volto di un Dio che non abbandona i suoi figli ma li accompagna soprattutto nelle ore del dolore.

Sentiva profondamente la sofferenza di coloro che si rivolgevano a lui in un momento particolare della vita; e si dava da fare senza calcoli di tempo e di denaro, con la premura e l’affetto intenso di un padre o di un fratello. Questa sensibilità era parte del suo carattere generoso ma è stata anche il frutto di un percorso spirituale che negli ultimi anni di seminario è stato provocato da circostanze provvidenziali.

Da una parte la riflessione sul mistero della Incarnazione, alimentato dalle profonde riflessioni del docente di teologia don Piergiorgio Piechele, attinte soprattutto dal teologo Karl Rahner; dall’altra l’impellenza di una scelta che, nel ’68 e nei due anni successivi, si presentava densa di incertezze : nei due ultimi anni di seminario più di metà dei nostri compagni di classe avevano deciso di lasciare il seminario. Ricordo con quanta passione e sofferenza con don Renato ci confrontavamo sul dilemma. L’esperienza pastorale che durante gli ultimi due anni di teologia abbiamo fatto nella parrocchia di Canezza è stata determinante. Quando don Renato ha deciso di procedere verso il sacerdozio, ha avvertito l’esigenza di improntarlo ad una fedeltà assoluta al Dio fatto carne.

Incontrare Dio, conoscere le profondità del mistero del Dio fatto uomo, sono divenuti per lui realtà luminosa nel cuore della notte. E l’esperienza dell’amore di Dio, la fiducia nella sua accoglienza totale, la fede nella Pasqua del Signore che si compie continuamente nella storia umana e nella vita di ogni persona, sono stati i criteri che hanno raffinato la sua umanità e hanno ispirato le sue innumerevoli relazioni umane e l’esercizio del suo ministero di prete in mezzo ai giovani e nel rapporto con persone di ogni età.

Se c’è stata una preferenza, don Renato l’ha manifestata soprattutto nei confronti dei sofferenti e delle persone ai margini della fede: egli avvertiva che l’amore di Dio poteva portare a queste persone una luce e una forza che non potevano essere ritrovate in nessun’altra sorgente.

Don Renato ha sempre avuto una grande passione anche per la musica, che ha messo a servizio dell’annuncio del mistero di Dio che abita nella storia di ogni persona. E molti hanno attinto da lui, anche attraverso la sua grande sensibilità e competenza musicale, la capacità di cantare le lodi di Dio, di riconoscere la sua misericordia e la sua tenerezza.

don Sergio Nicolli

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