“Hidden Islam”, pregare in palestra

Il libro fotografico denuncia la difficoltà dei fedeli musulmani, in Italia, di trovare luoghi di culto adatti

Bolzano – Ad Arles, piccola cittadina del sud della Francia, ha luogo il Festival di Fotografia contemporanea più importante del mondo (“Rencontres d’Arles”). Ad aggiudicarsi il premio per il “libro fotografico d’autore dell’anno”, a metà luglio, è stato il bolzanino Nicolò Degiorgis. Degiorgis, benché molto giovane, è già assai noto ed attivo nel campo della fotografia artistica e ha partecipato negli ultimi anni a diversi progetti in tutto il mondo. In questo caso si tratta di “Hidden Islam”, un libro fotografico che illustra (e denuncia) la difficoltà dei fedeli musulmani, in Italia, di trovare luoghi di culto adatti alle proprie necessità. La preghiera avviene di norma in capannoni, negozi, supermercati, appartamenti, stadi, palestre, garage, quando non sulla strada. Ma non c’è solo questo. L’impaginazione del volume, che giustappone interni ed esterni, insiste sulla difficoltà di mettersi nei panni dell’altro. Di entrare nella sua casa. Un mondo (tanti mondi) visto da fuori e un altro vissuto da dentro, caratterizzati dalla dialettica tra incomunicabilità e voglia di comunicare, tra estraneità e intimità.

Il libro è introdotto dal noto fotoreporter britannico Martin Parr.

Nicolò Degiorgis, da dove nasce l’idea che ti ha portato a questo progetto?

Il progetto è nato nel 2009 durante la mia residenza presso Fabrica, il Centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton, a Treviso. Sono rimasto molto colpito dalla politica del sindaco Gentilini e dalle sue dichiarazioni xenofobe. Nel corso degli anni ho poi esteso il progetto alle comunità dell’intero Veneto, del Friuli-Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige. Dal 2010 sono entrato a fare parte di un gruppo di ricercatori della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste che mi ha permesso di approfondire a livello scientifico le tematiche connesse al progetto. Terminata quest’esperienza, ho continuato regolarmente a seguire alcune comunità islamiche ed ho infine concluso la mappatura dei centri islamici”.

Qual è la convinzione di fondo che hai voluto trasmettere col tuo lavoro?

“Vorrei aprire un dibattito sulla necessità di trovare un dialogo con la comunità islamica e tutelare, come prevede la nostra Costituzione, la libertà di religione. Vorrei dare alle persone estranee all’islam la possibilità di accedere a questi luoghi e conoscere le pratiche dei suoi fedeli”.

Come è stata accolta la pubblicazione nelle comunità islamiche direttamente coinvolte?

“Per il momento ho presentato il progetto durante una festa della comunità di Treviso e al responsabile della comunità di Verona, al quale è piaciuto molto”.

Hai già portato il tuo libro in diversi contesti e la pubblicazione ha già fatto il giro d’Europa: dove sei stato e con quali reazioni?

“Il libro è uscito da poco. L’abbiamo presentato a quattro festival di fotografia (Milano, Bristol, Vienna, Arles) dove ha riscosso un notevole successo. Ad Arles ha vinto il premio come libro fotografico dell’anno al locale festival, l’evento più importante nel mondo per la fotografia”.

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