Il dono di Comboni

L'idea “salvare l'Africa con l'Africa” partiva dal riconoscimento degli africani come figli di Dio]

Daniele Comboni nel suo Piano per la rigenerazione dell’Africa (1864) esprime un principio fondamentale della sua metodologia missionaria e cioè «Salvare l’Africa con l’Africa». Questa idea forte del Comboni la troviamo nella sua vita ed è unita ad una prospettiva soprannaturale. Comboni scriveva e diceva che Gesù Cristo era morto sulla croce anche per gli africani. Questa fede lo ha guidato per tutta la sua lunga vita (morì a cinquant'anni nel 1881). Nei suoi scritti egli affermava che «le conquiste evangeliche sono assai diverse da quelle politiche. L’Apostolo suda non per sé, ma per l’eternità, non cerca la sua ma la felicità dei suoi simili, che l’opera sua non muore con lui, se la sua tomba è la culla di nuovi apostoli». Il fallimento dei missionari precedenti diventa per Comboni una lezione, sia pur dolorosa, ma che stimola la ricerca di nuovi metodi che possano garantire il vero inizio della missione africana alla rigenerazione della nigrizia.

Comboni amò gli africani e mise tutta la sua vita al servizio del programma sopraddetto. Proviamo a comprendere come: egli accettò, prima di tutto, gli africani come esseri umani e figli di Dio, in quel contesto nel quale alcuni dubitavano che essi avessero un’anima. La schiavitù praticata dagli arabi e dagli europei aveva diffuso una mentalità ed un atteggiamento di disprezzo verso gli africani. Comboni, invece, scommette sull’africano e fa un piano per circondare il continente africano di scuole, di università, di formazione professionali alle arti e mestieri, in modo che gli «africani preparati, istruiti ed adattati al clima tropicale ed equatoriale potessero lavorare per i loro fratelli e le loro sorelle».

Un progetto che Daniele Comboni non ha mai abbandonato e sul letto di morte dirà «Io muoio, ma la mia opera non morirà» ed il suo sogno è divenuto realtà. Il card. Grabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Kartum (Sudan) da detto che «noi cristiani africani siamo figli e figlie di Daniele Comboni; senza di lui non ci sarebbero oggi né vescovi né preti né fratelli né suore, né cristiani nell’Africa centrale». Il card Francis Arinze ci ha ricordato, invece, che «l’Africa deve essere un soggetto e non un oggetto […

che deve diventare protagonista del suo futuro, con la Grazia di Dio».

P. Stefano Zuin

padre missionario comboniano

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