Mistero, evoluzione, liberazione

Leonardo Boff con questo suo libro “Al cuore del cristianesimo” (Emi), dopo 50 anni di attività come teologo, sembra voglia fare un’operazione di ricapitolazione complessiva della sua ricerca e delle riflessioni che ne sono scaturite. Sappiamo che a Petropolis, in Brasile, dove vive è impegnato nel movimento della Teologia della liberazione (e pensa che anche papa Francesco, pur non parlandone, ne adotta il metodo, l’ispirazione e lo stile) ma anche nella questione sociale specie nella difesa dei minori e la sua concentrazione, di studioso e di militante, si focalizza pure sulla catastrofe ambientale e sulla sopravvivenza delle culture originarie indie. Il libro riporta in copertina tre parole che Boff ha messo al centro della sua riflessione. Mistero, evoluzione, liberazione. E cita Einstein: “Chi non ha gli occhi aperti al Mistero passa attraverso la vita senza vedere nulla”. È il mistero delle tante incongruenze che quotidianamente attraversano le singole vite, il dolore innocente, le morti premature ed ingiuste, la mancanza di dignità, le esistenze condannate a una vita subumana con apparentemente poche possibilità di riscatto.

Con il fratello Waldemar, Leonardo anima una ong attiva a Petropolis, a Surui, nella Baia Guanabara e nella famigerata Baixada Fluminense. Sa che la discriminazione economica in Brasile è più forte di quella razziale, che chi vive nelle favelas ha poche probabilità di ascesa sociale. Ma sa pure che non si può rinunciare alla speranza. Sono molto belle, poetiche, intense pagine che fanno respirare a pieni polmoni quelle dedicate a “Il Padre nostro e il pane nostro”; si esaminano anche le numerose questioni, a livello diacronico e sul piano sincronico, legate al cristianesimo sottomesso alle patologie del potere, una remora all’annuncio della liberazione integrale. Boff scrive di cristianesimo meticcio, afro-americano, amerindio sulla scia delle grandi culture latinoamericane: azteca, maya, inca, quechua, guaranì, yanomami: una visuale prospettica a partire da chi vive e opera “dalla fine del mondo” e che esula da riferimenti eurocentrici. E nel libro s’intravede una pratica liberatoria fortemente intrisa di spiritualità: il senso del mistero che circonda la vita, il rispetto per il creato, il rapporto di riconoscenza con la natura e la madre terra “pachamama”, l’impegno per le cause della dignità umana che spesso porta al martirio. Per il teologo Boff l’aspetto più disastroso della colonizzazione – che in parte continua sotto altre, più sottili e duttili sembianze – non è stato tanto la rapina delle ricchezze naturali, quanto la distruzione dell’uomo originario, della sua sapienza millenaria, della sua filosofia e della sua teologia fino a giungere alla distruzione del suo passato. Per Boff che con papa Francesco “è tornato a casa”, il cuore del cristianesimo sta “nel credere e nello sperare che il sogno di Gesù può realizzarsi e che un giorno si realizzerà”. Come ha scritto il giornale O Globo di San Paolo, “Boff dà ancora una volta prova inconfutabile della portata del suo fare teologia”.

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