Né rosso, né verde, solo Vangelo

Secondo gli autori Tornielli e Galeazzi su questi temi si gioca una delle partite più importanti del pontificato

“Quando do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista”. Le parole di dom Hélder Câmara, allora vescovo di Recife, uno dei pastori-simbolo del post-Concilio per le sue battaglie a favore del popolo brasiliano, vengono spesso citate per interpretare i gesti e le parole del primo Papa latinoamericano della storia.

Un pontefice che, fin dalle prime battute, è apparso ad una certa parte di cattolici, “parlar troppo dei poveri”, tanto che, soprattutto all'indomani della pubblicazione dell'esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, viene accusato di essere “un po' troppo a sinistra” e “demonizzare il capitalismo”.

Accuse anche pesanti (soprattutto dai cattolici nordamericani del Tea party ben supportati da una fetta di mass media) che già lui stesso ha contribuito a smontare in diversi interventi, compresi gli ultimi nel recente viaggio in Asia, accuse che costituiscono il punto di partenza di una lunga riflessione a 360° contenuta in un testo giunto la settimana scorsa in libreria curato da Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi, entrambi vaticanisti del quotidiano La Stampa – Tornielli è anche il coordinatore del portale Vatican Insider del quotidiano torinese, una delle più originali ed apprezzate realtà della comunicazione ecclesiale di oggi. A partire da una delle espressioni più forti proprio dell’Evangelii Gaudium, “Questa economia uccide” (EG 53), il libro ha quasi il sapore di un racconto della “filosofia” del Papa argentino.

Quello che emerge è una sorta di mosaico dove le parole di Papa Bergoglio si snodano in una spiegazione sistematica di questi temi sui quali sembra davvero giocarsi “una delle partite più importanti del pontificato”. Un Papa che compie gesti politicamente scorretti (come il recarsi a Lampedusa a pregare davanti al mare-tomba di poveri migranti) non incontra la simpatia di quanti accettano di parlare di carità in termini di elemosina, se pur condita da buoni sentimenti, ma a patto che non si esageri, dimenticando così una porzione consistente di tradizione della Chiesa, rappresentata dai Padri e presente in un pontefice non sospettabile di modernismo o progressismo quale fu Pio XI, il Papa della “Quadragesimo Anno”.

Di quel versetto del Vangelo di Matteo 25,45 (“Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me") neanche parlarne perché “molti sono cresciuti pensando che la lotta alla povertà sia una moda pauperista o vetero-marxista”. “Cerchiamo di costruire una società e un'economia dove l'uomo e il suo bene, e non il denaro, siano al centro”, risponde indirettamente Francesco nell'intervista che conclude il volume.

E in un testo che parla di giustizia distributiva non poteva mancare la custodia del creato, altro tema dove gli attacchi al Papa stanno già montando da mesi sia per gli interventi ormai numerosi che per l'annunciata enciclica, la prima della storia. Un papa ambientalista? Giammai, denunciano alcuni. E dire che già Benedetto XVI aveva avuto parole tanto chiare, quanto ignorate. “La vera custodia del creato non ha nulla a che vedere con le ideologie che considerano l'uomo come un accidente, un problema da eliminare. Dio ha posto l'uomo e la donna al vertice della creazione e ha affidato loro la terra”: parola di Francesco.

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