Rosmini, non trattiamolo con indifferenza

Commemorata il 1° luglio in Santa Maria la nascita al cielo del beato

Una preghiera perché la comunità roveretana non passi sopra “indifferente” ai grandi doni di santità e intellettuali che Dio ha concesso al beato Antonio Rosmini (1797-1855). Figura eccezionale, stimata da molti, ma da tanti altri molto poco conosciuta, e proprio in casa.

Martedì 1 luglio si è ricordata a Rovereto – mentre la festa principale si è tenuta a Stresa come da tradizione – la “nascita al cielo” del filosofo e sacerdote, morto il primo luglio nella cittadina sul lago Maggiore. Nella chiesa di Santa Maria del Carmelo si è celebrata alle 20 la messa solenne, animata dal coro liturgico “A.Rosmini”. Otto i sacerdoti concelebranti, tra cui alcuni padri rosminiani, oltre a sette ministranti.

Il parroco, don Francesco Scarin, ha ricorato l'importanza delle due chiese di Santa Maria e di San Marco nella vita di Rosmini (vedi box a parte). Le letture incentrate sull'amore infinito di Dio verso l'umanità peccatrice e sulla necessità di rimanere uniti a Cristo parlavano del beato. “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”, il famoso insegnamento di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni era sempre presente nella mente del Rosmini, che qualunque forma di carità esercitasse – spirituale, intellettuale e materiale – attingeva virtù e forza da Dio.

Ne ha parlato indirettamente il sacerdote rosminiano, padre Romano Giovannini, durante l'omelia, mettendo in evidenza una figura di nobildonna che agì in modo analogo, la principessa Clotilde di Savoia (1843-1911), figlia di Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e poi d'Italia. Fu allevata nei valori cristiani fin da piccola. A soli quindici anni sposò il principe Girolamo Bonaparte, molto più vecchio di lei e nipote del celebre Napoleone.

Alla caduta del secondo impero francese nel 1870, Clotilde decise di rimanere a Parigi in rivolta fino all'ultimo momento, per andarsene poi con tranquillità, convinta del suo dovere di sovrana, moglie e madre. “Non tengo al mondo, alle ricchezze, alla posizione che ho; non ci ho mai tenuto caro papà, ma tengo ad adempiere fino alla fine, il mio dovere”, scrisse in una famosa lettera al padre che la invitava a rientrare in patria.

“Ci possono essere virtù umane, ma non sono virtù cristiane se quando agiamo non facciamo riferimento a Gesù”, ha concluso padre Giovannini. Delle virtù dei santi fanno memoria le reliquie, quella del Rosmini era collocata sotto l'altare. Prestata dai Padri rosminiani che la custodiscono con affetto nella camera natale di Antonio. Una reliquia più piccola è stata oggetto di venerazione, con il bacio, dopo la messa feriale delle 18, nella chiesa di Loreto.

Mentre la città di Rovereto commemorerà Rosmini con una sua festa particolare in ottobre, ricordandolo come parroco in San Marco.

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