Se è possibile a Taizé…

[Invitato a Trento e accolto da 400 giovani, frère Alois, priore della comunità ecumenica, invita a mettersi in cammino verso una comunione personale con Dio che porta alla solidarietà profonda con gli altri

Il drappo rosso che scendeva dall’alto, accanto all’altare del Duomo, ha richiamato in un angolo di Trento l’atmosfera calda e raccolta di Taizè. A portare in città il clima particolare di quel luogo ecumenico così caro al Trentino sono stati, tra sabato 8 e domenica 9 novembre, circa 400 giovani (la metà provenienti da altre diocesi del Nord Italia), che hanno partecipato alla due giorni proposta dal Centro ecumenico diocesano per i 50 anni del mandato ecumenico che Papa Paolo VI affidò alla Chiesa trentina; con loro, invitati dal vescovo a questo incontro di preghiera, ascolto e riflessione, frère Alois, successore di frère Roger alla guida della comunità di Taizè, e frère John, responsabile della comunità per l'Italia.

Un’occasione non soltanto per ricordare quel mandato, ma per rileggerlo alla luce della storia provando a portarlo nella propria vita, riconoscendosi testimoni dello stesso messaggio di pace: “Insieme per fede”, recitava il titolo dell'incontro.

Nel pomeriggio di sabato i partecipanti, giovani e adulti, si sono divisi in sei workshop centrati su diversi aspetti dell’ecumenismo. C’è chi ha “incontrato” due grandi testimoni del dialogo, fr. Roger e Chiara Lubich; chi si è confrontato con la teologia in un focus proposto dalla Scuola di Formazione Teologica e dallo STAT; chi ha conosciuto la fede degli altri attraverso quattro pellicole proposte da Religion Today, e chi invece spaziando tra immagini e figurazioni al Museo diocesano; due workshop per i più giovani hanno affrontato il tema del dialogo guardando agli stereotipi e ai pregiudizi che spesso accompagnano la nostra immagine dell’altro, e alle situazioni di vita quotidiana (famiglie miste, feste, riti di passaggio…). Altri due laboratori erano dedicati ai bambini, alla scoperta delle altre fedi cristiane attraverso la creatività del gioco e del disegno.

Lungo tutta la giornata di sabato chi lo desiderava poteva trovare un po’ di pace nella cappella universitaria in piazza santa Maria, con la preghiera continua animata dal Gruppo Samuele di Sanzeno. Le porte aperte invitavano anche i passanti a fermarsi e ad entrare, con i canti di Taizé ed il silenzio della meditazione che si perdevano nel rumore caotico della città. Anche fr. Alois, dopo l’introduzione biblica del primo pomeriggio, ha voluto passare in cappella universitaria, unendosi per un po’ alla preghiera comunitaria.

La sera, in un Duomo affollatissimo da tanti giovani per la preghiera serale, il priore di Taizé ha proposto una riflessione sulla chiamata di Cristo ad essere suoi testimoni: una chiamata che si esprime nella solidarietà verso gli uomini ma che si radica prima nella comunione personale con Dio. Tutti possiamo essere suoi testimoni: “Quale gesto concreto posso compiere subito? Posso cambiare il mio stile di vita per esprimere più solidarietà con chi è più povero di me?”. Questa chiamata ci interroga anche sulle nostre relazioni tra Chiese differenti: la ricerca dell'unità tra cristiani non riguarda solo i teologi e i responsabili delle Chiese, avverte fr. Alois: “Ognuno di noi può assumere un impegno a 'vivere da riconciliato', nella sua esistenza quotidiana”: “un'attitudine che ci mette in movimento verso gli altri”, in particolare “verso coloro che giacciono feriti ai margini delle nostre strade”. Non sono però le azioni spettacolari a cambiare il mondo, “ma piuttosto la perseveranza quotidiana nella solidarietà umana”: Fr. Alois ha sollecitato ognuno a fare “un primo passo nel proprio ambiente, la famiglia, la comunità cristiana locale, il vicinato, gli amici”, per essere pronti ad andare poi verso gli esclusi, i malati, gli immigrati, coloro che soffrono.

“Vorrei che questo – ha esortato fr. Alois – non rimanesse solo un appello morale, ma che cercassimo nella fede la motivazione di questo invito alla solidarietà”: “La fiducia nell'amore infinito che Dio ha per ogni persona, è la sorgente delle solidarietà umane. È da questa fonte d'amore che il Vangelo chiama i cristiani, insieme a coloro che cercano la pace, a una vita di solidarietà”. Per essere testimoni di questa sorgente di vita e di amore accanto agli altri, dobbiamo prima lasciarla scorrere in noi, avendo il coraggio di dire di sì alla sua presenza: le situazioni di odio e violenza che vedremo nel mondo – ha proseguito fr. Alois – diventeranno così un invito ad approfondire la nostra fiducia in Cristo, e a ricercare in questa profondità il coraggio di diventare uomini e donne di pace.

Forse è la ricerca di questa pace da cui scaturisce la gioia della solidarietà umana che da sempre attira tanti giovani a Taizé. Nella loro formula breve e ripetitiva, i canti intonati a più voci sanno avvicinare i giovani, in una prospettiva comunitaria, al mistero dell'incontro con Cristo, creando un clima di preghiera “attenta, meditativa, destinata a scendere nel profondo dell’animo e prepararlo alla missione”, come ha detto il vescovo Bressan nella Messa in Duomo che ha concluso la due giorni ecumenica. “È il richiamo che il Signore ci fa nel Vangelo di oggi: saper incontrare la sua santità, per essere annunciatori del mistero pasquale”.

E di certo dei cristiani riconciliati fanno sentire la voce del Vangelo molto più chiara, ha detto poco dopo fr. Alois: “Non si tratta di metterci insieme per essere più forti, ma per essere fedeli a Cristo”, senza paura che la verità del Vangelo sia diluita. Come vivere e annunciare la riconciliazione? Il monaco fa alcuni esempi: intensificando la preghiera, perché è lo Spirito Santo che ci unisce; ritrovandoci nel servizio dei più poveri, vero annuncio del Vangelo; nell'ambito della pastorale, estendendo le collaborazioni interconfessionali, piuttosto che lavorare parallelamente.

Diventando donne e uomini di pace a partire dalle nostre relazioni di tutti i giorni: “Iniziamo in pochi, là dove siamo, là dove siamo inviati”, testimoni della pace ricevuta da Cristo, che irradiandosi a coloro che ci circondano, può trasformare la terra. Se è possibile a Taizé, si chiede fr. Alois, perché non lo dovrebbe essere anche altrove?

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