Se il buongiorno si vede dal mattino…

Il Sinodo sulla famiglia è entrato nel vivo indicando la via del dialogo e non dei divieti. Comprensione con le coppie in difficoltà e rispetto per le unioni di fatto che convivono con fedeltà e amore

Il dibattito sinodale è entrato nel vivo dei problemi sottolineando che la “dottrina non è un insieme di divieti” e che “l'Eucaristia non è un sacramento dei perfetti, ma di coloro che sono in cammino”. “Anche le unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà e amore presentano elementi di santificazione e di verità”. Ancora: il matrimonio è e resta un sacramento indissolubile, ma richiede una più adeguata preparazione; il messaggio della Chiesa relativamente all'insegnamento su argomenti chiave come famiglia, vita, sessualità è incomprensibile a causa dell'uso di un linguaggio superato e quindi da adeguare.

Nelle prime tre giornate di lavori sinodali gli interventi sono stati più di cento con una molteplicità di argomenti affrontati. Nella prima giornata, lunedì, si è discusso il tema: “Il disegno di Dio su matrimonio e famiglia”. È stato ribadito che la famiglia va tutelata perché ne va del futuro dell'umanità. C'è chi ha sostenuto che il Vangelo non va spiegato, ma va mostrato coinvolgendo i fedeli laici nell'annuncio della Buona Novella ed evidenziando il “carisma missionario”. “Comprensione, perdono e misericordia” è il viatico che deve accompagnare le coppie in difficoltà; i padri sinodali confermano le parole guida a loro rivolte da Papa Francesco: “Attenzione con umiltà alle famiglie in difficoltà”. Con una puntualizzazione risultata non casuale, è stato osservato che il Sinodo non mette in discussione la dottrina, ma riflette sulla pastorale, ossia sul discernimento spirituale per l'applicazione di tale dottrina davanti alle sfide della famiglia contemporanea. È stato ancora sottolineato con riferimento alle “unioni di fatto” che meritano rispetto quando “si conviva con fedeltà e amore”.

Le questioni trattate nella seconda giornata hanno riguardato “Vangelo della famiglia e legge naturale” con una puntualizzazione largamente condivisa circa la necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, perché possa risultare non solo “valido”, ma anche “fruttuoso”. Sottolineata l'opportunità di percorsi lunghi, personalizzati, severi, “senza timori di vedere eventualmente diminuire il numero di nozze celebrate in chiesa”, onde evitare il rischio di paralizzare l'attività dei tribunali con le cause matrimoniali. Si è parlato anche di media, della loro aggressività e “influenza-invadente” nel presentare e sostenere ideologie contrarie alla dottrina della Chiesa per rimarcare il fatto che i cattolici, in quest'ottica, vanno sì difesi, ma anche preparati meglio con l'offerta da parte della Chiesa di un insegnamento più incisivo e la presentazione della dottrina non come un elenco di divieti, ma facendosi “prossima”, vicina ai fedeli, creando un “ponte di dialogo”, come conversione pastorale. Le due sessioni di lavori sono state precedute dalla testimonianza di coppie di sposi. Sono tredici quelle invitate dei 5 continenti, una per l'Italia, con esperienze del tutto diverse l'una dall'altra e appartenenze, in un paio di casi, a religioni diverse. “Accoglienza e comprensione” sono le parole chiave per l'atteggiamento nuovo da usare nella prassi pastorale, capace di mettere al primo posto la vita reale delle comunità con i problemi delle persone, delle loro attese, e delle loro sofferenze.

Una delle congregazioni, la terza, riflettendo sul tema delle coppie in difficoltà e dei divorziati uniti civilmente in seconde nozze, ha dichiarato che “la Chiesa non deve offrire giudizi, ma una verità, con uno sguardo di comprensione, perché la gente segue la verità e segue la Chiesa se essa dice la verità”. La “medicina” della misericordia dona accoglienza, cura, assistenza e sostegno. È stato dichiarato inoltre che “le famiglie sofferenti non cercano soluzioni pastorali rapide, non vogliono essere una mera cifra statistica, ma sentono il bisogno di essere ispirate, di sentirsi accolte e amate”. Deve essere lasciato più spazio – è stato sottolineato – alla logica sacramentale che a quella giuridica”.

Un dibattito, che riproduciamo ovviamente in estrema sintesi, del tutto aperto, nel rispetto dell'invito del Papa ai padri sinodali di “parlare chiaro con parresia”, “senza pavidità” e di “ascoltare con umiltà” e “accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli”. La sinodalità si esercita – ha osservato il Papa – con questi atteggiamenti. Parole toniche, incoraggianti capaci di incidere sul vivo anche dei vari caratteri, demolendo sul nascere tresche e silenzi. Funge da documento guida la “Relatio ante disceptationem” curata e letta, all'avvio del lavori, dal cardinale Peter Erdò, arcivescovo di Estztergom-Budapest che sancisce che “la famiglia non è un modello fuori corso”, che “la dottrina non ha valore astratto in sé”, ma che si presenta come “messaggio di salvezza” ponendo al suo centro “la carità di Dio”. Davanti ai giornalisti lo staff dirigenziale ha voluto far chiarezza anche sul ruolo del Sinodo: “Non è un parlamento – ha dichiarato il cardinale Vingt-Trois – non siamo là per conquistare maggioranze su posizioni presentate, ma per lavorare al fine di fare crescere una volontà comune nella Chiesa”. L'italiano è lingua adottata anche nel discorso di apertura del Papa, al posto del tradizionale latino.

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