“Siete diventati la mia famiglia”

Domenica scorsa la comunità di Arco ha salutato il suo “storico” sacerdote. Dopo 16 anni, mons. Luigi Amadori ha lasciato l'incarico di parroco di Santa Maria Assunta e di San Giorgio, nonché di decano, per assumere la responsabilità della nascente unità pastorale della Pieve d’Avio. Che comprende anche Borghetto, frazione in cui don Luigi nacque 62 anni fa, Sabbionara e Vò Sinistro.

Con lui, in partenza pure il vicario parrocchiale don Emanuele Cozzi, a cui è stato affidato il ruolo di collaboratore del Decanato di Tione, dove celebrerà la sua prima Messa già domenica 5 ottobre. Si dovrà invece attendere una decina di giorni, ovvero domenica 12 ottobre, per assistere alla prima celebrazione di don Luigi ad Avio.

Ad accompagnare i due religiosi nell'entrata nelle nuove parrocchie e ad augurare loro buon lavoro per i nuovi rispettivi incarichi, ci saranno con tutta probabilità anche molti parrocchiani arcensi. Gli stessi che nei giorni scorsi si sono stretti attorno ai sacerdoti per salutarli – con affetto e commozione – e ringraziarli del lavoro svolto a favore della comunità ai piedi del Castello, in una festa molto partecipata e che ha fatto seguito alla celebrazione della loro ultima santa Messa nella Collegiata.

Tantissime le persone presenti, a cominciare dalle autorità, dai rappresentanti delle associazioni di volontariato e dell’amministrazione comunale, fino ai numerosi fedeli. Di ogni età. “È un dolore per me lasciare Arco dopo 16 anni perché in questo tempo il rapporto con la comunità si è consolidato in un’amicizia che si esprime oggi anche con un senso di appartenenza”, ha detto don Luigi nel suo saluto ai parrocchiani. “Voi siete diventati la mia famiglia e io sono entrato nelle vostre case con un legame di incontro, conoscenza, attenzione, ascolto, comprensione. Vi ringrazio per come mi avete accolto e come mi avete voluto bene in tutti questi anni”.

Durante l’omelia, mons. Amadori – al quale ad agosto il sindaco Alessandro Betta aveva consegnato a nome della Giunta comunale l’onorificenza al merito del gonfalone d’argento – ha chiesto perdono per le sue “debolezze, i peccati e le fragilità”. “Avrei voluto conoscervi di più, potervi incontrare, stare ad ascoltarvi dedicandovi più tempo, ed ora che vi devo lasciare mi ritrovo a pensare a quante occasioni ho perso”, ha aggiunto il sacerdote. “Ho vissuto in mezzo a voi come amico, fratello, come prete. Spesso ho dovuto rinunciare ai miei progetti, trascurando il rapporto con le persone per dedicarmi all’Oratorio, che mi ha visto sudare sette camicie soprattutto nel mettere insieme il cammino burocratico della progettazione. Ma, credetemi, non ho mai creduto che i muri, le chiese, gli oratori fossero più importanti delle persone”.

Don Luigi ha voluto ricordare di aver trovato una famiglia “speciale”: “Oltre alla mia fedele e zelante collaboratrice Lina, ho avuto anche una piccola famiglia di sacerdoti, composta dai vicari parrocchiali e dai sacerdoti anziani, i famosi “canonici”, di cui mi sono occupato e che ho accompagnato per qualche tratto di strada: tante belle persone, con molte storie alle spalle, talenti vari, personalità significative”.

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