Una domenica…di Parola

Papa Francesco, con l’annuncio di dedicare la terza del tempo ordinario all’approfondimento della Sacra Scrittura, indica una priorità

Aveva sorpreso il fatto che Papa Francesco, al termine dell’Anno giubilare straordinario della Misericordia, nella sua lettera apostolica Misericordia et misera del 20 novembre 2016 avesse proposto alla Chiesa l’istituzione di ben due giornate. “Ho intuito che – scriveva Papa Francesco –, come ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario, si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, la Giornata mondiale dei poveri. Sarà la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia. Sarà una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale. ”.

Nella stessa Lettera aggiungeva: “Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la creatività per arricchire questo momento con iniziative che stimolino i credenti ad essere strumenti vivi di trasmissione della Parola”.

Due giornate: una sul versante della carità e una su quello della evangelizzazione e catechesi; entrambe in domenica, nel giorno in cui ogni settimana la liturgia ci fa celebrare la Pasqua del Signore e nella Messa riviviamo l’incontro con il Risorto che per noi spezza il Pane della Parola, dell’Eucaristia e della carità, per farci vivere realmente e concretamente la dinamica pasquale.

Avevo più volto richiesto se in Diocesi o la CEI avesse stabilito una domenica per la seconda proposta di Papa Francesco … ma al di là dell’indicazione di una casa editrice… non era stata fissata da nessuno una data precisa e molte parrocchie o diocesi avevano le loro proprie modalità. Alcune la celebravano all’inizio dell’anno pastorale o del cammino della catechesi. Ora ecco l’altra sorpresa. Papa Francesco, probabilmente per non lasciar cadere a vuoto quella proposta, ha scritto un’altra lettera apostolica dal titolo latino Aperuit illis (che vuol dire “aprì loro”… la mente per comprendere le Scritture) secondo il bel racconto di San Luca dei due discepoli di Emmaus. In tale documento il Papa scrive molto chiaramente e dando anche indicazioni concrete: “Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida. Le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore”.

Papa Francesco, figlio del Concilio Vaticano II, ha spesso invitato i cristiani a leggere almeno il Vangelo, a portarlo con noi ogni giorno in viaggio, nei trasferimenti quotidiani per aprirlo e leggerne una pagina. Credo che ci farà bene! Dal Concilio abbiamo imparato a riaprire la Bibbia. Quella Parola, che è efficace, che ha il valore di un Sacramento (ha dichiarato già Papa Benedetto), come una goccia continua che scava la roccia e modella persino la pietra, diventerà sempre più per noi il modo di pensare, di riflettere, di scegliere, di decidere.

Andando in giro per la diocesi a parlare a quanti nelle nostre chiese proclamano la parola di Dio spesso cito quanto disse l’allora primo ministro inglese David Cameron, commemorando i 450 anni della traduzione della Bibbia detta del re Giacomo (in L’Osservatore Romano, 17 gennaio 2012): “La lingua della Bibbia del re Giacomo è attualissima oggi: pensate a frasi che usiamo comunemente come essere nella fossa dei leoni, o il sale della terra, o nulla di nuovo sotto il sole. Secondo un recente studio, vi sono 257 frasi e idiomi che provengono dalla Bibbia, espressioni che ci circondano dalle aule dei tribunali alle sitcom televisive, dai ricettari ai testi di musica pop”. Si può dire questo da noi? Per ora non mi pare, anzi! La nostra cultura anche cristiana, il nostro modo di pensare non sono ancora impregnati di Sacra Scrittura. Ma ne sono certo, grazie alla parola di Dio seminata in ogni celebrazione e anche grazie alla nuova Domenica della parola di Dio, che il futuro sarà così anche per noi! È anche l’auspicio di Papa Francesco: “La domenica dedicata alla Parola possa far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture, così come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi: «Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica»”.

don Giulio Viviani

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