Una storia che le racchiude tutte

Forse l’incapacità più grande è quella di accogliere la propria esistenza e l’esistenza del mondo come storia sacra abitata dal Signore

Siamo entrati nel cammino quaresimale e Gesù – nel vangelo di questa prima domenica – usa parole forti: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino”. Questa profonda verità dovrebbe stravolgere la mentalità e il modo di pensare di ogni cristiano: il tempo e la storia con Gesù sono pronti ad accogliere la piena manifestazione del Dio lontano, intoccabile e innominabile. Gesù è “la mano che Dio tende ai peccatori, la Parola che ci salva, la Via che ci conduce alla pace” (Preghiera eucaristica della Riconciliazione II). Il mistero dell’incarnazione racconta di un Dio che nel suo Figlio sceglie il linguaggio umano per comunicare ad ogni uomo e ogni donna il suo essere Signore della Storia. Sulla Croce il centurione riconosce che Gesù “era veramente Figlio di Dio”. Il Venerdì Santo è la realtà che fa sintesi di tutta una vita volta ad accogliere ogni uomo, che chiede semplicemente di essere amato e di trovare nel Risorto il compagno di viaggio fedele e sicuro.

Eppure l’umanità sembra non aver capito che il Signore ha le braccia aperte sulla croce per accogliere e abbracciare ogni uomo: pronto addirittura a leggere nella vita del ladrone una bellezza che nessun occhio era più capace di riconoscere. Gesù si è lasciato inchiodare sulla croce perché questo messaggio sia chiaro per tutti. I segni della crocifissione sono la garanzia che Dio non racconta solo una bella storia, ma la sua vita è piena di gesti che offrono vita e salvezza.

In questo momento storico gli occhi di tutti sono puntati sulla guerra in Ucraina, sulla guerra al terrorismo dell’Isis. Quanto c’entra Dio con il mondo? Se l’uomo può scegliere di vivere o non vivere come figlio di Dio, il Padre non può rinunciare ad essere padre di ogni uomo e di ogni donna. Perché tanta ostinazione ad una logica improntata sull’amore e il perdono? Forse l’incapacità più grande è quella di accogliere la propria esistenza e l’esistenza del mondo come storia sacra abitata dal Signore.

“Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità (cfr Gal 5,6). Tuttavia, il mondo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta attraverso la quale Dio entra nel mondo e il mondo in Lui. Così la mano, che è la Chiesa, non deve mai sorprendersi se viene respinta, schiacciata e ferita” (Dal messaggio del Papa per la Quaresima).

L’invito di Gesù – “Convertitevi e credete al Vangelo” – non è una scelta, ma un esigenza di vita. Ogni cristiano per essere pienamente libero ha bisogno di un terreno solido sul quale camminare e questo terreno è il Vangelo, la Buona Notizia di Dio sull’uomo. Solamente il perdono libera il cuore e dona la gioia di sapere d’essere amati prima di tutto e nonostante tutto. Un vecchietto mi ha detto un giorno: vuoi essere gratuito? Preparati all’ingratitudine della gente. Solo ai piedi della croce si può fare l’esperienza fondamentale della grandezza e della potenza dell’Amore di Dio. Convertirsi significa incontrare nella propria vita lo sguardo e il volto di Dio, che nella Croce del Cristo dimostra la sua affidabilità perché ha condiviso tutto – meno che il peccato – della vita dell’uomo.

Strade nuove per il rinnovo delle nostre vite e dell’intera umanità sono possibili solamente se ci affidiamo alla fantasia creativa del Signore, che ha creato il mondo e continua a rinnovarlo con la disponibilità dell’uomo. È straordinario sapere che Dio si fida della fragilità dell’amore umano, tanto da renderlo vangelo per gli altri.

“La Chiesa, che è discepola missionaria, ha bisogno di crescere nella sua interpretazione della Parola rivelata e nella sua comprensione della verità (EG 40)”. Quando si incontra l’amore di Dio nella propria esistenza, non lo possiamo tenere per noi stessi, ma viene naturale viverlo con gli altri. È per questo che il Papa nella sua esortazione apostolica chiama la Chiesa discepola missionaria. È la vita stessa che diventa vangelo per te stesso e per gli altri.

don Nicola Belli

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