La Shoah dei disabili

Nell'anno in cui festeggia il 50° della fondazione dell’associazione, un'iniziativa di grande sensibilità

Il 27 gennaio in tutto il mondo ricorrono solenni celebrazioni per ricordare le vittime del nazismo, lo sterminio degli ebrei, il dramma dei deportati nei lager. In occasione della Giornata della Memoria, l’Anffas del Trentino porta alla luce una pagina dolorosa e poco conosciuta: l’atroce progetto di eutanasia nazista compiuto a danno di 300 mila disabili e malati mentali.

Noto come “Aktion T4”, il progetto fu una sorta di mostruosa prova generale della Shoah. Realizzato in nome della purezza della razza e del risparmio di risorse economiche, ebbe inizio prima dei campi di concentramento e terminò addirittura dopo la liberazione. Nelle motivazioni che portarono prima alla sterilizzazione forzata, poi direttamente all’uccisione dei disabili, si trova l’assurda giustificazione a tale aberrazione: il governo di Adolf Hitler poté infatti concepire un simile piano perché le sue idee poggiavano su basi scientifiche, politiche e culturali diffuse all’epoca in Paesi civilissimi.

Partendo da questi angoscianti avvenimenti storici, la mostra costringe a interrogarsi sui temi dell’eugenetica, della scienza, dell’etica e delle politiche del potere. E rappresenta soprattutto un monito a non dimenticare.

Ci si può domandare, come si sono chiesti i curatori della mostra, se ha senso tornare a tanta distanza nel tempo a quel male assoluto che fu lo sterminio nazista per narrare la vicenda terribile dell’uccisione dei disabili e dei malati mentali? La risposta è che, sì, si deve conoscere, anche se la memoria può essere difficile e dolorosa. Le uccisioni, gli esperimenti, le sofferenze inflitte ai malati mentali non furono opera delle SS e di fanatici nazisti, ma di illustri medici e psichiatri che avevano portato la psichiatria tedesca ai vertici mondiali. Medici di famiglia, direttori di ospedali, infermieri si trasformarono in aguzzini dei loro pazienti.

Nello sterminio dei disabili due episodi coinvolgono l'Italia. Il primo riguarda la deportazione di pazienti ebrei ricoverati negli ospedali psichiatrici di San Servolo e San Clemente a Venezia. Il secondo riguarda l'ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana. Nel lungo e prezioso lavoro di ricerca condotta dal prof. Michael Von Cranach negli archivi dell'ospedale psichiatrico di Kaufbeuren, sono state ritrovate le lettere gelosamente custodite da un dipendente fino alla sua morte. Esse costituiscono un'agghiacciante testimonianza di esperimenti medici fatti su alcuni bambini che facevano parte di un gruppo di 400 pazienti italiani di madrelingua tedesca che, per un accordo tra i due governi, dall'ospedale psichiatrico di Pergine furono mandati in Germania, dove morirono nei centri di uccisione del programma di eutanasia. Alcuni finirono nell'ospedale psichiatrico di Kaufbeuren dove era direttore il dott. Faltlhauser. A lui si rivolse il diretto di un istituto di cura pediatrico, dott. Hensel, per chiedere il permesso di provare un nuovo vaccino di sua invenzione contro la tubercolosi su un gruppo dei suoi piccoli pazienti. Alla fine di novembre del 1942 ne furono vaccinati 11. Il carteggio tra i due medici registra meticolosamente le reazioni di queste cavie umane, delle quali, nel maggio 1944, ne sopravviverà soltanto una.

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