Astrattismo, una “rilettura”

Due personaggi molto differenti tra loro, vissuti in Paesi diversi, ma accomunati dalla tragica esperienza della prima guerra mondiale e del periodo postbellico, e da una visione “totalizzante” dell'arte, da provare in tutti i suoi linguaggi e da estendere alla vita quotidiana. Il Museo d'arte moderna e contemporanea ospita presso la sede di Rovereto due nuove mostre, dedicate a Mario Radice (Como 1898 – Milano 1987) e al russo Eliezer Markovič Lisickij, detto El Lissitzky, (1890 – Mosca 1941).

La mostra “Mario Radice – Architettura Numero Colore” mira a valorizzare il Fondo Radice, composto da 1700 pezzi, in prevalenza disegni e schizzi per opere pittoriche, progetti di architettura e design, donato dalle figlie dell'artista al Mart e conservato nell'Archivio del '900. Il percorso si apre con l'approdo di Radice all'astrazione e un confronto tra alcuni suoi dipinti e quelli di altri grandi artisti contemporanei della stessa corrente. L'esposizione – con oltre cento pezzi – suggerisce una rilettura storico-critica sull'astrattismo italiano. Nel dipingere in maniera astratta, Radice teneva ben presenti le regole del disegno e l'arte figurativa. “La pittura – diceva in un suo scritto programmatico – è una sola”. Una posizione che, a detta dello stesso Radice, costituiva un'eccezione nel panorama artistico contemporaneo. “Probabilmente sono l'unico 'astrattista' a pensare questo”, aggiungeva.

L'esposizione “El Lissitzky – L'Esperienza della totalità” ripercorre con oltre cento opere l'attività artistica di un uomo geniale, che fu pittore, designer, architetto, grafico e fotografo. El Lissitzky non solo volle sperimentare tutti i linguaggi dell'arte, ma costruì una “nuova arte”, che avesse una finalità collettiva e rivoluzionaria e che mise a disposizione per la promozione delle idee marxiste e per la costruzione dell'Unione Sovietica. Nel 1919 inventò una propria forma di arte astratta, le cui opere, denominate “Proun” (Progetto per l'affermazione del nuovo), erano concepite come “stazioni di transito dalla pittura all'architettura”. Coprodotta con il Museo Picasso di Malaga e con la Fundació Catalunya-La Pedrera di Barcellona, la mostra, dopo la tappa roveretana, si sposterà nei musei coproduttori.

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