Ventuno scatti per penetrare il Mistero

Quello di Nicola Zaccaria un progetto complesso, innovativo e controcorrente. In mostra nell’Aula San Giovanni del Duomo di Trento

Ventuno foto a colori con soggetti sempre ben identificabili e distinguibili, assolutamente figurative, ma al contempo cariche di una indeterminatezza astratta altamente poetica, simbolica, criptica ed espressiva ad un tempo. Molto frequentemente appaiono drappi coloratissimi: celeste, blu, bianco, verde, rosso, sovrapposti a strutture di fondo, sia nel senso di essere state ad esse appoggiate, sia in quanto, in postproduzione, grazie all’impiego di raffinate tecniche di elaborazione digitale, due o più scatti sono stati fusi in uno unico. Fra di esse pezzi di legno attraversato da profonde venature, le canne di un grande organo da chiesa. O ancora, tali drappi li troviamo avvolti attorno alla corona di spine, in trasparenza su di una lampada accesa, immersi nell’acqua cristallina, su di un libro aperto, mossi dal vento, vibranti di luce. Numerosi i richiami e i rimandi alla grande arte del passato.

Così il suggestivo interno dell’abbazia cistercense di San Galgano, in provincia di Siena, una torre romanica vista dal basso che svetta nel cielo, la porta di accesso di una pieve medievale, rossi ceri accesi che rimandano alla tradizione devozionale e al contesto da cui trae origine fra l’altro proprio la preghiera delle litanie lauretane. E ancora una carnosa rosa bianca, la corona del Rosario appoggiata su una statua mariana, nubi nel cielo, la luce di un rosone che si staglia sul pavimento di una antica chiesa.

Questo percorso a tema realizzato da Nicola Zaccaria, giovane fotografo bresciano, realizzato nel 2011 dopo un viaggio-pellegrinaggio in Terra Santa dal quale ha tratto l’ispirazione vincente, sviluppa un progetto complesso, innovativo e controcorrente: utilizzare la macchina fotografica e la postproduzione come mezzo di indagine, conoscenza ed infine comunicazione di un particolare e specifico aspetto della tradizione cristiana, ovvero dando corpo visibile alle invocazioni mariane legate alla preghiera del Rosario.

Risalenti al 1587, così dette perché scaturite nell’ambito del santuario di Loreto, di poco successive a quella vittoria di Lepanto attribuita al diretto intervento della Vergine a sostegno dell’armata Cristiana impegnata contro i Turchi, le Litanie Lauretane affondano le loro radici nel grande passato. Dietro di esse c’è il Cantico dei Cantici. Dietro di esse c’è la modalità salmodica tanto cara alle Chiese d’Oriente.

Le stupefacenti immagini verbali in sequenza, attraverso le quali si vogliono definire sostanza e qualità della madre di Dio, vengono qui tradotte in modo fantasioso ed altamente creativo in inedite immagini visive.

Come giustamente chiosa il critico Carmela Peruchetti nel testo introduttivo del catalogo illustrato distribuito nella mostra (a cura di mons. Lodovico Maule), si tratta di “stimoli visivi per la riflessione e la preghiera, concepiti con la precisa intenzione di capire, penetrare il mistero, mantenendo freschezza e vivacità di pensiero”. Come scrisse il cardinal Gabriele Paleotti: la Chiesa ci mette le parole, all’artista il compito di trasformarle in poesia.

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