Mandacarù, il futuro è una Fondazione

“Si chiamerà ‘Tutti nello stesso piatto’, ma serve uno sforzo per raggiungere il capitale sociale necessario”, dice il direttore Giovanni Bridi

"Quanto più ci preoccuperemo della felicità degli altri, tanto più nel contempo costruiremo la nostra". Le parole di Frans van der Hoff, il “papà” del commercio equo e solidale, sono ben impresse nella testa di quanti, e sono tanti – soci fondatori, soci, dipendenti, volontari -, hanno dato concretezza al sogno di combattere l’ingiustizia presente nei rapporti economici dando vita, quasi 30 anni fa (il traguardo sarà tagliato l’anno prossimo), alla cooperativa Mandacarù.

Oggi Mandacarù è una realtà consolidata nel panorama del commercio equo e solidale italiano. Ha saputo ben indirizzare l’entusiasmo della partenza conservando la passione delle origini, ma organizzandosi e strutturandosi in una rete di Botteghe del mondo sparse sul territorio: sono 11 quelle sparse nei principali centri della Provincia di Trento. E ha superato senza grossi scossoni questi ultimi terribili anni di crisi economica, segnati anche da una contrazione dei consumi.

La cooperativa, oltre alla commercializzazione dei prodotti alimentari e di artigianato importati in stretta collaborazione con Ctm altromercato dai tanti Sud del mondo e messi in vendita a un prezzo “giusto” e trasparente, ha ampliato l’offerta rivolgendosi ai piccoli produttori e alle categorie più svantaggiate sul territorio dando loro l’opportunità di proporsi al consumatore sotto l’etichetta “Solidale italiano”. E svolge una lodevole azione di informazione e di educazione promuovendo la conoscenza -…. e il rispetto della cultura e dei valori dell’altro. Questa proposta culturale e formativa, strettamente connessa alle azioni nel commercio equo, nella finanza solidale, nei progetti di cooperazione allo sviluppo in Asia, Africa, America Latina, è fortemente cresciuta negli anni ed è stata affiancata dalla faticosa organizzazione di un festival cinematografico, “Tutti nello stesso piatto”, che, al traguardo dei dieci anni di vita, costituisce una proposta culturale che non ha eguali in Italia.

“Tutte queste attività – spiega Giovanni Bridi, direttore di Mandacarù – sono strettamente collegate alla missione originaria della cooperativa, ma oggi stanno un po’ strette sotto il cappello di Mandacarù”. Per questo si è pensato di costituire una fondazione che – libera dai vincoli imposti all’attività più propriamente commerciale portata avanti dalla cooperativa, pur senza scopo di lucro – consenta di sviluppare ulteriormente le azioni di educazione nelle scuole e di formazione rivolta anche agli adulti sui temi del commercio equo e solidale e gli interventi di cooperazione internazionale, che vanno a sostegno dei produttori. Realtà come Potong, organizzazione di piccoli produttori di tè biologico in India (340 famiglie in tutto), che gestiscono collettivamente una piantagione di tè di 350 ettari, dei quali circa la metà sono produttivi, e che hanno bisogno di sostegno per avviare la produzione su altri cinque ettari. O come le comunità quechua socie della Cooperativa agroindustriale Machu Picchu che nelle Ande meridionali del Perù coltivano quinoa e chia e pensano di costruire uno stabilimento per la lavorazione della quinoa così da abbassare i costi di produzione e aumentare i margini di reddito per i produttori. Lo stesso desiderio di rendersi autonomi dalle ditte esterne per il confezionamento ce l’hanno anche i piccoli produttori di Heiveld, una cooperativa sudafricana. “Dai produttori riceviamo moltissime richieste di supporto nella costruzione di realtà di trasformazione che potrebbero dare maggiore valore aggiunto ai loro prodotti e accelerare così i processi di autosviluppo locale”, spiega Bridi. “Anche in questo modo si possono prevenire e contenere fenomeni migratori”. Uno strumento come la futura fondazione, oltre a consentire di attivare progetti di cooperazione internazionale, attivando anche canali di finanziamento pubblico, italiano o comunitario, oggi preclusi alla cooperativa Mandacarù, si presterebbe bene anche per finanziare l’innovazione di prodotto (oggi le organizzazioni di artigiani incontrano grandi difficoltà nel rinnovare con continuità il design dei loro prodotti, come richiesto dagli esigenti mercati italiano ed europeo) e la realizzazione di altre azioni complesse e costose, ma di grandissimo impatto per migliaia di piccoli artigiani, come l’analisi corretta e scientifica del prezzo, che spesso le organizzazioni partner di Mandacarù e della centrale di importazione Altromercato non calcolano correttamente, ad esempio stimando in maniera errata i costi di produzione. “E’ un tipo di intervento che può essere affrontato coinvolgendo università interessate e in grado di svolgere tesi di laurea all’estero, centrate sulla price analysis dei processi produttivi”, osserva Bridi. L’altro ambito di azione della fondazione sarà quello educativo, formativo e culturale in genere. “Le scuole – alle quali proponiamo percorsi di educazione alla cittadinanza globale, percorsi didattici alla scoperta del commercio equo e solidale e dei prodotti come caffè e cacao, proiezioni di film di animazione e documentari sul diritto al cibo, i cambiamenti climatici, la biodiversità, i diritti umani – hanno sempre meno fondi e per portare avanti le nostre attività educative e culturali abbiamo bisogno di qualcuno che le finanzi”.

Il nome della fondazione c’è: si chiamerà “Tutti nello stesso piatto”, come il fortunato festival di “cinema e cibo”. Quello che manca è il capitale sociale richiesto per costituire questo nuovo soggetto giuridico: 100 mila euro. “Siamo circa a quota 10 mila euro, il traguardo è ancora lontano e serve davvero uno sforzo importante”. Per questo Mandacarù ha intensificato la campagna di raccolta fondi che si prefigge di raggiungere questa somma importante attraverso donazioni liberali. “Possono concorrere sia privati cittadini sia persone giuridiche”, spiega Bridi. “Nel primo caso si ha diritto a una detrazione del 30% dell’importo della donazione, mentre le persone giuridiche hanno la possibilità di dedurre integralmente l’importo erogato fino ad un valore pari al 10% del reddito complessivo”. Sul piano pratico, Mandacarù consiglia per le eventuali donazioni di effettuare un bonifico bancario, così da recuperarne più facilmente gli estremi in sede di presentazione della denuncia dei redditi. Per informazioni ci si può rivolgere alla sede amministrativa della coperativa, che è a Trento in via Prepositura, 32 (tel. 0461.232791, e-mail amministrazione@mandacaru.it).

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