Pochi lo sanno…

Rebo Rigotti fu attivo in diversi campi, dalla viticoltura alla pataticoltura, tentando anche di produrre mutazioni genetiche

Nell’ingente mole di lavoro svolto da Rebo Rigotti, ci sono alcune preziosità che solitamente non vengono citate nei documenti ufficiali. L’elenco che segue può colmare la lacuna.

Viticoltura. Nel 1955 si accorse della presenza nei vigneti di Borgogna bianca di due tipi diversi che chiamò Pinot bianco e Pinot Chardonnet (Chardonnay).

Melo. Si occupò sia di portainnesti sia della creazione di nuove cultivar. Alcune, quali la Meraviglia Rigotti e Rubis trovarono una certa diffusione. Altro materiale andò perso, perché Rigotti era spesso costretto ad affidare i suoi incroci ad agricoltori che, se a volte seguivano il suo materiale, spesso dopo qualche anno lo trascuravano o lo estirpavano.

Pataticoltura. Dal 1936 Rigotti programmò un notevole lavoro di genetica continuato fino agli anni ’60. Lo scopo principale era di ottenere, attraverso l’ibridazione e la selezione, nuove varietà di patate più rustiche di quelle coltivate nel diversificato ambiente italiano. Le cultivar utilizzate per incroci e ibridazioni provenivano da diverse regioni italiane, dalle Ande peruviane e dalla Bolivia. Rigotti voleva ottenere nuove varietà caratterizzate da rusticità e resistenza alla peronospora e al virus della degenerazione. Una cultivar che trovò buona diffusione specialmente nell’Appennino fu la San Michele (Jubel x Tonda di Berlino).

Mutazioni. Tentò anche di ottenere mutazioni genetiche con l’impiego di mezzi differenti. Sul pomodoro usò la colchicina, ottenendo una pianta resistente all’accartocciamento e alla peronospora, molto produttiva, ma tardiva e con frutti poco sapidi. Dopo la messa in funzione presso l’Ospedale di Borgo Valsugana di un’apparecchiatura per il trattamento dei tumori con il cobalto, provò a far irradiare dei semi. Non ottenne risultati a causa dell’eccessiva quantità minima di radiazione disponibile.

Uve da tavola. Nel periodo in cui si occupò di uve da tavola, Rigotti si curò di verificare su diverse cultivar l’adattabilità al trasporto, vale a dire la resistenza al distacco e allo schiacciamento degli acini. Nel 1937 ideò un apparecchio con il quale poteva ottenere dati attendibili sulla resistenza dell’acino allo stacco.

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