Biologico con i piedi per terra

Le prospettive di sviluppo dell’agricoltura biologica in Trentino sono fondate. Ma si devono evitare scelte dettate solo da motivi economici. servono preparazione e assistenza. Anche il consumatore deve essere bene informato

L’anno nuovo é iniziato all’insegna dell’agricoltura biologica. A livello nazionale, ma anche locale.

L’11 dicembre scorso la Camera ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge recante “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività delle produzioni agricole, agroalimentari e dell’acquacoltura con metodo biologico”.

La proposta è passata al Senato il 9 gennaio 2019. Il DDL prevede l’attivazione di percorsi formativi nelle Università in tema di produzione biologica e assicura agli Enti di ricerca adeguati finanziamenti per progetti aventi per oggetto l’agricoltura biologica. Ci si poteva attendere un riconoscimento alla giustezza delle proposte . Si è invece innescata una polemica tra alcuni Enti rappresentativi del mondo universitario e scientifico e Federbio. Motivo: la diversa concezione che le due parti in causa hanno dell’agricoltura biologica: meritevole di attenzione e sostegno, ma alla pari con altri tipi di agricoltura, per il modo accademico; da privilegiare senza riserve per i promotori nazionali dell’agricoltura biologica ritenuta via obbligata ed esclusiva per risolvere i problemi legati alla salubrità dei cibi e all’integrità ambientale.

In Trentino la contrapposizione non ha mai assunto termini esasperati. L’Ufficio provinciale preposto al settore biologico ha il merito di avere contribuito propositivamente ad una crescita di entrambi i tipi di agricoltura. A sostenere la produzione integrata che nel corso degli anni è diventata integrata volontaria e poi integrata di grado avanzato è stato soprattutto il mondo cooperativo. La situazione dell’agricoltura biologica in Trentino riferita all’inizio del 2018 è condensata nei seguenti dati: 1078 produttori; 134 trasformatori; 2 preparatori/importatori; 8.767 ettari di superficie totale interessata. In dettaglio: frutticolo e piccoli frutti: 770 ettari; orticolo e seminativi: 367 ha; viticolo: 969 ha.; foraggere e pascoli: 4.983 ha.; noce e castagno: 54 ha.. Entro il prossimo mese di marzo saranno resi ufficiali i dati aggiornati a fine dicembre 2018.

Dal confronto dei numeri si potrà evidenziare la crescita intervenuta lo scorso anno. Essa è da ritenere presuntivamente aumentata, soprattutto in viticoltura e frutticoltura.

Finora, dice Enzo Mescalchin, responsabile del Dipartimento ambiente e agricoltura di montagna della Fondazione Mach e per anni componente di punta dell’Unità agricoltura biologica, la crescita è avvenuta in maniera armonica e continua nei tre settori della viticoltura, frutticoltura e orticoltura. Gli agricoltori hanno fatto scelte ponderate assimilando con gradualità i principi e le linee tecniche non sempre facili da applicare nei rispettivi campi.

Da tre anni la progressione in frutticoltura ha però subito significativi balzi in avanti. Le mele da produzione integrata, anche applicando disciplinari sempre più severi e restrittivi, non danno, soprattutto nel fondovalle, un reddito proporzionato all’impegno profuso nei vari interventi agronomici ed in particolare nella difesa fitosanitaria. Disporre di mele biologiche sempre più richieste e ben remunerate in Italia e nei paesi più evoluti è diventata una necessita indifferibile. Le OP Melinda e la Trentina hanno incentivato la scelta della produzione biologica assicurando agli associati un prezzo maggiorato, anche durante il periodo di conversione. Un discorso particolare merita la produzione del biologico in frutticoltura (mele, ma anche ciliegie) che si è verificato nel territorio agricolo situato a sud di Trento, in particolare nei distretti di Romagnano e di Aldeno. A fare da apripista sono stati nei primi anni ’80 i fratelli Espen di Romagnano. I pochi che ne hanno seguito l’esempio (presto diventati un gruppo sempre più folto) hanno beneficiato dell’appoggio continuo del gruppo dei tecnici bio della Fondazione Mach. Un ruolo determinate alla crescita in questa zona ha svolto la Società Frutticoltori Trento (SFT).

A dimostrare che i due tipi di agricoltura possono sussistere e coesistere può servire l’esempio della cantina Toblino di Sarche. Il 21 dicembre 2018 la giuria del 10° concorso Ambiente Euregio Tirolo Alto Adige Trentino ha assegnato alla predetta cantina il secondo premio assoluto nella categoria “Impegno e attività” . Partecipando al concorso la cooperativa vitivinicola di Sarche ha presentato una documentata relazione elaborata dai tecnici Nicola Caveden e Giuliano Cattoni avente come oggetto due iniziative coerenti con le finalità del concorso. Si tratta della gestione di un vigneto accorpato di 40 ettari coltivato dal 2012 con metodo biologico e dell’azione di sostegno che la cantina assicura alla realizzazione di vigneti biologici in zone delimitate e definite del territorio di competenza.

Rimane però fondamentale l’adesione al progetto nazionale denominato “SQNPI” (produzione integrata volontaria avanzata) che la cantina porta avanti insieme ad altre cantine cooperative e private del Trentino.

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