Broccolo di Torbole, figlio del vento

L’agricoltura della Valle dei Laghi deve molto ai venti che spirano costantemente o periodicamente e in varie direzioni, creando condizioni favorevoli alle coltivazioni più importanti. L’uva Chardonnay destinata alla spumantizzazione classica presenta caratteristiche di montagna anche se i vigneti si trovano a bassa quota. L’Ora del Garda la preserva dagli attacchi di muffa grigia. Lo stesso vento consente all’uva Nosiola da Vino Santo di rimanere più a lungo sulla vigna prima che venga portata in vinsantaia per l’appassimento lento che dura molti mesi.

E’ ancora l’abbinata Ora del Garda e Pelér, vento che scende dalle montagne delle Giudicarie, a impedire la formazione di brina e quindi a preservare dal gelo il cavolo broccolo che si coltiva in una fascia di terreni alluvionali compresa tra il Monte Brione e l’abitato di Torbole (Linfano).

L’ortaggio è stato trasportato in zona dalla provincia di Verona molti secoli fa e ha alle spalle una storia di alti e bassi per quanto riguarda l’estensione dei campi coltivati e la quantità del prodotto. Vari motivi sono alla base della forte diminuzione di entrambi i parametri (estensione e quantità), rispetto al passato.

Il rilancio, seppure su dimensioni ridotte, è partito nel 2011, quando un comitato ristretto, ma determinato e documentato, ha chiesto e ottenuto la qualifica per il Broccolo di Torbole di presidio Slow Food e la possibilità di utilizzare il marchio in esclusiva rispetto ad altri. Sono solo quattro gli agricoltori del luogo che lo coltivano seguendo un rigoroso disciplinare da applicare a tutte le fasi della filiera e vendono il prodotto confezionato in platò da 12 pezzi con il cartellino identificativo di legge.

Altri coltivano broccolo di Torbole all’interno della zona senza brina, ma su piccole superfici, orti familiari e in quantità ridotte per soddisfare il fabbisogno familiare o quello del vicinato. Non sono più di dieci. In più il loro prodotto, pur possedendo le caratteristiche di presenza e gustative legate alla specie, non offre le garanzie che derivano dal rispetto del disciplinare. Iniziando dalla scelta del seme. Esso viene fornito ai quattro produttori Slow Food da Giorgio Planchentainer che è anche presidente della Società Agraria di Riva del Garda.

Ogni anno al tempo della raccolta egli individua e seleziona singolarmente le piante che presentano le caratteristiche più vicine all’ecotipo originario. Si chiamano piante madri. I semi contenuti nelle silique (frutti) che queste piante producono a fine ciclo danno origine alle plantule che vengono consegnate in pane di terra ai produttori per il trapianto. La messa a dimora si fa da metà luglio a metà agosto, scalarmente, tenendo conto della distinzione in due categorie già stabilite dal vivaista in base all’epoca di maturazione: precoce, mediana e tardiva. Di conseguenza la raccolta inizia ai primi di novembre e termina alla fine di febbraio.

Quest’anno, dice Matteo Briosi, perito agrario diplomato all’Istituto agrario di S. Michele all’Adige insieme a Ivan Ghezzi, in quattro abbiamo piantato 100 mila piante investendo una superficie complessiva di 3,5 ettari. Il 70/80% ha prodotto infiorescenze regolari. Il nome dialettale è “Broccola”. Una infiorescenza pesa mediamente 700-800 grammi. Comprese le foglie interne buone da mangiare lessate.  Le altre producono infiorescenze inadatte alla vendita perché piccole o cresciute male. Queste vengono affidate ad una ditta locale che ne ricava un paté di broccolo. L’infiorescenza matura si presenta compatta e di un tenue colore giallo. La conservazione in frigorifero dura al massimo 7-10 giorni. Poi la Broccola comincia a soffrire e la qualità ne risente negativamente. L’acquisto si può fare presso la Società Agraria di Riva del Garda, in piccoli negozi di ortofrutticoli del Basso Sarca e in alcuni supermercati locali e della città di Trento. Riferendosi alla stagione 2017 Matteo Briosi fornisce alcune informazioni: la cavolaia non ha dato problemi, il clima neppure fatta eccezione per un breve periodo di siccità a metà ottobre.

Chiediamo perché non espandete la coltivazione oltre i 3,5 ettari?

Risponde: buona parte della zona ritenuta ottimale è stata occupata da alberghi, residenze private e turistiche e dalla viabilità. Un accenno merita il broccolo di Santa Massenza che un tempo si coltivava sotto le pergole nei primi 3-4 anni della messa a dimora delle viti. Oggi lo coltivano in pochi negli orti e per uso famiglia. Lo produce per vendere solo Giustino il contadino nei terreni soleggiati sopra Vezzano. Rimane da definire se tra i due tipi di broccolo ci sia o meno parentela genetica. Sicuramente anche il broccolo di Santa Massenza, anche se distante dal Linfano, trae vantaggio dalla presenza degli stessi venti Ora e Pelèr.

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