Come nasce una barbatella

Vita e produttività di un vigneto dipendono dalla sua qualità e sanità, entrambe legate alla professionalità del vivaista

Il vivaismo viticolo in Trentino ha una lunga tradizione iniziata nei primi anni del ‘900 dopo la comparsa della fillossera in un vigneto dell’Istituto agrario di S. Michele all’Adige. La ricostituzione dei vigneti su portainnesti resistenti alle punture dell’afide americano (fillossera) ha richiesto un ingente disponibilità di materiale vivaistico. A farsi carico di questa impegnativa attività produttiva furono numerosi vivaisti. Molti erano allievi di S. Michele. Altri hanno imparato il mestiere frequentando corsi di preparazione organizzati sempre dalla scuola agraria.

La produzione vivaistica viticola ha fatto registrare una nuova ripresa a metà del ‘900. A seguito della pubblicazione della carta viticola (1953) curata da Rebo Rigotti con l’assistenza di Ferdinando Tonon, che rese necessaria la produzione di nuovi innesti talea e di barbatelle derivanti dall’unione (innesto) di due componenti selezionate: il portainnesto e la marza recante la gemma della varietà di uva prescelta.

Nella seconda metà del ‘900 il numero delle aziende vivaistiche ha subito una selezione in base al grado di professionalità dell’imprenditore.

Spettava ai vivaisti ancora una volta fornire materiale selezionato per impiantare nuovi vigneti utilizzando varietà di vitigni di qualità superiore rispetto ai precedenti. Quelli che operano attualmente vendono barbatelle non solo in Trentino, ma anche in altre regioni viticole italiane. Alcuni hanno clienti in altri Paesi europei.

Giova ricordare che il primo vivaista internazionale in Trentino è stato Giulio Ferrari all’inizio del secolo scorso.

La scelta della cooperativa vivai di Padergnone come punto di riferimento di questa nota non significa ignorare l’eccellente attiva degli altri vivaisti.

La Cooperativa vivai di Padergnone ha iniziato l’attività nei primi anni ’70. La costruzione dell’attuale struttura che comprende uffici e locali per la raccolta, selezione, conservazione e vendita delle barbatelle è stata ultimata nel 1975.

L’attività vivaistica è ripartita tra la Cooperativa e un gruppo di viticoltori soci. Alla cooperativa spetta la programmazione della produzione vivaistica e la gestione delle barbatelle dal momento della consegna da parte dei soci alla vendita e spedizione. E’ compito dei soci (25) la preparazione degli innesti, la forzatura, la messa in barbatellaio degli innesti-talea, la coltivazione e la difesa fitosanitaria delle barbatelle, la raccolta e la consegna al magazzino di Padergnone. Dal direttore della Cooperativa, Michele Paris, si apprende che nella riunione programmatica che si è svolta nel mese di dicembre 2018 il direttivo ha deciso di ridurre del 20% il numero degli innesti da ordinare ai soci vivaisti passando da 7 a 6 milioni di pezzi. Si tratta, dice il direttore, di una scelta legata a diversi motivi. In particolare gli amministratori hanno tenuto conto del mercato dei vini, ma egualmente attivo in tutti i comparti e dalla presenza di materiale vivaistico residuo in qualche regione d’Italia a seguito di mancato utilizzo per nuovi impianti.

Ha giocato a disfavore anche l’incognita che pesa sul futuro commerciale di varietà di uve da vino di importanza internazionale: prosecco (Glera) e Pinot grigio in particolare.

In caso di necessità si potrà fare ricorso a innesti talea radicati in vaso (cartonaggio) allo scopo di esaudire richieste temporanee o supplementari.

Da Andrea Morelli, enologo di S. Michele, figlio di un vivaista di terza generazione (vivaio e azienda viticola) riferiamo alcune note riguardanti le fasi di lavoro di cui si fa carico il vivaista.

L’attività inizia con l’acquisto delle marze e del legno da portainnesto. L’acquisto del legno si fa fuori provincia. Il legno va ripulito (degemmatura) per evitare che dopo la messa a dimora nel vigneto dia luogo a getti di selvatico. Con la spezzonatura il legno da portainnesto viene tagliato a spezzoni di 33-34 cm. o 70-80 cm., se destinati aa produzione di barbatelloni da piantare al posto di fallanze (le viti mancanti).

Le marze prelevate da vigneti madre di sicura e controllata garanzia varietale (vitigno) e fitosanitaria vengono tagliate in pezzi da 3-4 cm., provvisti di gemma. Segue un trattamento a bagno di miscela acquosa aggiunta di prodotto antibotritico ed una temporanea conservazione in frigorifero fino al momento dell’innesto sullo stesso spezzone legnoso (portainnesto). La combinazione è affidata alle macchine. L’operazione si fa a mano solo quando il diametro dei due pezzi non combaccia.

Segue la paraffinatura al punto di innesto e la messa in forzatura. Quasi tutti i vivaisti mettono a dimora gli innesti talea in terreni affittati nel Veneto. La cura del barbatellaio richiede interventi assai frequenti. Gli innesti nell’azienda Morelli per la stagione 2019 sono 500 mila. E’ richiesto il lavoro variamente combinato secondo tempi e compiti diversi di 6 persone impegnate per l’intero anno solare.

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