Come uscire dalla vigna di Babele?

E’ l’obiettivo del progetto “Viticoltura 4.0”. Il traguardo si potrebbe raggiungere prima lavorando di comune accordo

Il 14 dicembre scorso a Pordenone (Friuli Venezia Giulia) in occasione di un convegno scientifico i rappresentanti di quattro Università e di tre Centri di ricerca del Triveneto hanno firmato il progetto denominato “Viticoltura 4.0” messo a punto dal prof. Vasco Boato, docente di economia all’Università di Padova e coordinatore del corso di laurea in viticoltura ed enologia che ha sede presso la Scuola enologica di Conegliano Veneto.

Il progetto doveva essere sottoscritto già l’11 aprile di quest’anno durante il Vinitaly. La cerimonia di presentazione è stata però rinviata il giorno antecedente perché mancava l’adesione dell’Università di Verona.

Due parole per spiegare il contenuto e le finalità del progetto Viticoltura 4.0 come ci è stato succintamente riferito dal prof. Boato.

Si parte dalla premessa che la viticoltura anche nelle tre regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige (ma non solo) va incontro a grosse difficoltà di sopravvivenza causate dai cambiamenti climatici in atto. Le vie di acceso al mantenimento della produttività non sono rappresentate solo dalla creazione di vitigni resistenti alle principali crittogame e alle condizioni ambientali conseguenti alle variazioni climatiche. Serve un insieme integrato di interventi che si identificano con l’agricoltura di precisione e più in generale con una revisione integrata e condivisa di pratiche agronomiche che consentano alle viti di esprimere al meglio il potenziale contenuto nel loro genoma. Il merito maggiore che va riconosciuto al progetto viticoltura 4.0 (le enunciazioni e le indicazioni di massima dovranno essere meglio definite e tradotte in azioni) è di avere coinvolto più enti ed istituzioni in grado, ciascuna per la sua parte, di dare un contributo alla sua non facile realizzazione. Finora si sono intraprese strade diverse e indipendenti. Citiamo le più significative.

La Vivai cooperativi Rauscedo ha diffuso recentemente un quaderno tecnico che riassume l risultati delle ricerche effettuate dall’Istituto di genomica applicata di Udine rappresentato da 18 varietà resistenti già iscritte nell’elenco nazionale e da tre ancora indicate con sigla. I ripetuti incroci hanno ridotto al 5-10% il contenuto di sangue diverso da quello della Vitis vinifera. La coltivazione è ammessa solo nelle due regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. Le altre regioni non le piantano perché male si inseriscono nella piattaforma varietale delle loro viticolture. Nuove prospettive si aprono se il metodo di ricerca si estenderà, come pare stia avvenendo, a vitigni più vicini alla situazione delle singole regioni: Sangiovese, Nero d’Avola, Alianico.

La Fondazione Mach di S. Michele che dalla metà degli anni ’90 ospita un Dipartimento di genomica e biologia delle piante arboree ha percorso finora due strade parallele: quella della genomica e quella della genetica tradizionale resa più celere dall’utilizzo di marcatori molecolari. I risultati non si possono ritenere soddisfacenti,. La novità avviata in tempi recenti è rappresentata dalla collaborazione con una Ditta olandese che sulla base di un progetto denominato Chardonnay Plus potrebbe portare alla creazione di un vitigno non modificato geneticamente, ma solo migliorato intervenendo su un solo o su pochi geni. Utilizzando la tecnica del genoma editing. Un percorso a parte è quello del prof. Attilio Scienza che può vantare l’ottenimento di 4 portainnesti in grado di adattarsi alle mutate condizioni conseguenti ai cambiamenti climatici. Scienza gode della fiducia e del supporto finanziario di alcune importanti aziende vitivinicole italiane e ha già affidato a Rauscedo i nuovi portainnesti per la moltiplicazione.

A completare il quadro di un vigneto virtuale che rischia di diventare vigneto di Babele si è affiancata negli ultimi due anni l’iniziativa denominata “Agroecologia applicata alla viticoltura”. Ha già riscosso l’attenzione di soggetti istituzionali e/o individuali nelle tre regioni che formano il Triveneto. L’obiettivo immediato è richiedere finanziamenti all’Unione europea su uno o più progetti realizzativi. Chiudiamo con l’auspicio che la nuova compagine dei sette firmatari di Viticoltura 4.0 riesca veramente a intraprendere un programma comune e finalmente condiviso.

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