Stalle di montagna

Agli allevatori trentini consigli anche per valorizzare la qualità dei prodotti e il ruolo svolto a salvaguardia dell’ambiente

“Risultati gestionali di un campione di aziende zootecniche” è il titolo del resoconto di una ricerca svolta sui dati contabili di 300 stalle da latte di diversa dimensione da Giorgio De Ros (Centro di contabilità agraria dell’Istituto agrario di S. Michele) e da Giuliano Rosa e Carla Samonati, esperti socioeconomici dell’ESAT.

Il fascicolo è datato novembre 1992 e fa riferimento al quinquennio 1987-1991. Le stalle oggetto di studio sono state suddivise in tre classi in base al numero di capi: da 0 a 20; da 21 a 40; oltre 40. Tenendo conto del reddito netto (margine di guadagno per l’ allevatore) gli analisti concludono che nel 1991 gli allevatori con meno di 40 capi hanno lavorato gratis.

Alla parte strettamente contabile gli autori fanno seguire tre affermazioni di carattere socioeconomico. Primo: per uscire dalla crisi è necessario un intervento pubblico a sostegno del settore. Secondo: è necessario che l’azienda zootecnica si dedichi ad attività integrative rispetto all’allevamento. Terzo: occorre indirizzare latte e derivati verso nicchie di mercato che assicurino un prezzo di vendita più elevato. Ciò significa differenziare e tipicizzare i prodotti.

A trent’anni di distanza Giorgio De Ross nella prima Giornata zootecnica (Stalle alpine 4.0) organizzata dalla Fondazione Mach il 21 marzo 2019 ha presentato, insieme a Massimiliano Mazzucchi, il progetto Desmalf (Piattaforma indicativa per una gestione sostenibile dell’azienda zootecnica nelle Alpi).

Il progetto, finanziato dalla Provincia di Trento, coinvolge tecnici, amministratori e associazioni di allevatori del Trentino Alto Adige e della Lombardia ed è condiviso con il Consorzio difesa produttori agricoli del Trentino, impegnato a sua volta, nella messa a punto di un fondo IST Latte, strumento assicurativo per la gestione del rischio nelle aziende zootecniche.

Alla relazione di De Ros hanno fatto seguito tre comunicazioni tecniche di alto contenuto innovativo. Pietro Giovanelli e Roberta Franchi (FEM) hanno illustrato il decreto effluenti e le modalità da seguire per applicare le disposizioni alle diverse situazioni aziendali. Alle incombenze imposte dalla normativa hanno aggiunto la possibità/opportunità di impiegare in alternativa ai reflui di stalla il digestato di tipo agrozootecnico e agroindustriale.

Andrea Cristoforetti e Daniela Bona hanno illustrato i risultati di prove finalizzate alla valorizzazione agronomica delle deiezioni animali. Particolare interesse ha suscitato la tecnica della maturazione accelerata del letame bovino.

Marco Peterlini (FEM) e Carlo Bisaglia (CREA) di Treviglio hanno illustrato le novità provenienti dal Nord Europa rappresentate dai sistemi automatici applicati alla tecnica del piatto unico (alimentazione Unifeed), già introdotta dalla maggior parte delle stalle da latte del Trentino.

Un carro mobile sul quale è stata caricata la razione alimentare della giornata percorre il corridoio di mezzo della stalla e la distribuisce alle varie poste. La novità consiste nell’introdurre nel sistema automatismi che riducono o annullano l’impiego di manodopera e sollecitano l’animale ad avvicinarsi, anche più volte nella giornata, alla fonte alimentare.

Merita evidenza il fatto che le relazioni di carattere tecnico provengono dal Centro per il trasferimento tecnologico della FEM e più precisamente dall’unità Risorse ambientali, Energetiche e Zootecniche diretta da Silvia Silvestri.

Il gruppo opera dal 2006 sotto diversa denominazione, ma è stato inserito all’inizio del 2018 nel Dipartimento ambiente e agricoltura di montagna affiancato ai due dipartimenti già esistenti (Alimenti e trasformazione e Innovazione nelle produzioni vegetali).

L’ambito di interesse ricalca l’attività svolta precedentemente con una maggiore attenzione all’ambiente e alle zone marginali agricole del Trentino. Esso svolge attività di sperimentazione applicata e di supporto specialistico al recupero e alla valorizzazione dei materiali di scarto, dei rifiuti organici e dei sottoprodotti di origine agricola, zootecnica, agroindustriale e urbana in un’ottica virtuosa di economia circolare. Opera inoltre nell’intera filiera zootecnica dal foraggio al formaggio, occupandosi di servizi per le aziende locali, inclusa la consulenza zootecnico veterinaria e della conduzione di attività sperimentali e dimostrative su temi agrozootecnici di montagna.

La giornata zootecnica aveva anche lo scopo di mostrare che l’Unità sta realizzando pienamente e con positivi risultati i compiti per i quali è stata istituita.

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