“Una riforma al passo con i tempi”

sOmm1: Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa Centrale Banca, indica le possibilità di una miglior organizzazione del credito cooperativo attraverso la nuova normativa

SOMM2: “Non significa snaturare il ruolo della Cassa Rurale, ma progettarlo in modo diverso”.

Presidente Fracalossi, partiamo dai dubbi di tanti risparmiatori trentini. Il credito cooperativo sta cambiando. Tanto. Questa rivoluzione ci toglierà le “nostre” Casse Rurali?

In questi anni tutto il mondo del credito ha subito profonde trasformazioni. Non poteva sfuggire il credito cooperativo che occupa una quota importante del mercato, tra il 9 e il 10%. Tutto parte dalla riforma del 2016, che ci porterà alla costituzione dei gruppi bancari cooperativi, perché questo è l'obiettivo della legge: organizzare le banche non più in modo autonomo ma attraverso l'appartenenza per legge ad un gruppo bancario cooperativo.

Per legge, una riforma imposta quindi?

Diciamo che la legge obbliga all'adesione. La via d'uscita è la trasformazione della banca in Società per Azioni. Tra le oltre 400 BCC (banche di credito cooperativo), come si chiamano le Casse Rurali nel resto d'Italia, solo una ha deciso di trasformarsi. La altre hanno aderito ai 3 grappi nascenti: il nostro con Cassa Centrale Banca e sede a Trento e quello di Iccrea con sede a Roma di respiro nazionale. Poi c'è quello provinciale delle Raiffeisen.

Passeremo, visti i numeri che esprimeremo con la nascita di questo gruppo, dalla vigilanza di Banca d'Italia a quella BCE a Francoforte.

Tempi?

Entro metà aprile dobbiamo presentare il piano industriale e a luglio il gruppo diventa operativo.

Trento capogruppo e punto di riferimento in Italia: gode di stima evidentemente

Il Trentino è sempre stata una terra di innovazione. Cassa Centrale è nata nel 1974. In questi anni abbiamo lavorato in modo importante ed abbiamo proposto servizi che hanno evidentemente convinto l'ambiente. Hanno aderito istituti di tutta Italia dalla Val d'Aosta alla Puglia e alla Sicilia, passando per Friuli e Lazio.

Ma il modello Trentino potrà essere adattato anche ad altri contesti?

Bisogna riuscire a vedere questa riforma non come costrizione ma come un'opportunità di rilancio del credito cooperativo. Il che non significa snaturare il ruolo della Cassa Rurale, ma progettarlo in modo diverso. Girando l'Italia ho trovato ovunque banche in linea con i riferimenti anche nostri, disponibili a ragionare di riforma, per cogliere questo cambiamento come opportunità. Il mondo cambia e pur mantenendo le radici e la filosofia delle Casse Rurali bisogna evolvere ed organizzarsi in modo diverso.

Come si possono salvaguardare i valori che hanno fatto nascere le Casse Rurali Trentine?

Oggi è più complesso fare banca di cento anni fa. Il mondo bancario è cambiato, ci sono servizi diversi. Dobbiamo avere una struttura che permetta di seguire il risparmiatore come chi cerca finanziamenti, cercando di mantenere la caratteristica di forte territorialità. L'obiettivo delle Rurali è quello di creare valore per farlo ricadere sul territorio. Ma per riuscire bisogna stare al passo e dare risposte alle esigenze di oggi.

Si può diventare grandi e non perdere di vista i riferimenti ideali, ispiratori?

La filosofia non deve cambiare. Mantenere il radicamento richiede oggi un impegno forte, più di prima. Ora rispondo come presidente della Cassa Rurale di Trento, che ha circa 20.000 soci: è chiaro che è impensabile oggi che io possa incontrare tutti i soci insieme. Si deve riorganizzarsi, dobbiamo pensare a diversi momenti di confronto prima dell'Assemblea. Ci dobbiamo ingegnare per mantenere la vicinanza con i soci, ma è fondamentale non perdere questo patrimonio.

Le mission non cambiano dunque, compresa quella di “formare” il risparmiatore?

Certo. E non solo formare sulla finanza, anche sulla cooperazione. Da anni siamo nelle scuole, fin dalle materne: vogliamo far capire che questo modello di credito può essere diverso, che la cooperazione è un valore e bisogna conoscerlo. Il risparmiatore italiano è mediamente poco informato. Fare formazione finanziaria vuol dire far crescere la cultura finanziaria e creare consapevolezza. Per questo siamo contenti di accompagnare questo nuovo ciclo di trasmissione della radio diocesana”.

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