L’accompagnatore di escurionismo Giorgio Limana

Giorgio Limana, socio della SAT dei Bindesi
Un occhio sempre vigile sui partecipanti alle uscite che guida con attenzione ed esperienza sui 5.500 chilometri di sentieri SAT del nostro territorio. “Se riesco a riconoscere i fiori e le piante, a spiegare la differenza tra i tipi di rocce, posso rendere la gita ancora più interessante”, racconta Giorgio Limana, accompagnatore di escursionismo, ai ragazzi della classe I C della scuola media “Arcivescovile” di Trento.
Giorgio Limana, in cosa consiste il tuo lavoro?

Per prima cosa bisogna specificare che rispetto alle guide alpine o agli accompagnatori di media montagna noi accompagnatori di escursionismo non siamo dei professionisti, ma siamo dei volontari che mettono a disposizione del CAI le loro competenze. Il nostro ruolo nasce dall’esigenza di tutelare i direttivi e i presidenti di sezione, che fino a 20 anni fa si assumevano tutte le responsabilità su qualsiasi problema o danno che potesse accadere durante le escursioni. Rispetto ai vecchi capi gita noi siamo titolati e quindi sgraviamo la sezione da qualsiasi responsabilità, e questo è molto importante.

Da quanto tempo fai l’accompagnatore escursionistico?

Sono socio della SAT Bindesi di Villazzano ormai dal lontano ‘76, e sono un accompagnatore di escursionismo dal 1999, cioè da quando ho frequentato il corso di accompagnamento in montagna promosso dal CAI. La SAT Bindesi organizza spesso delle escursioni per i soci, ma all’interno della nostra sezione mancava questo tipo di figura, quindi ho pensato di farlo io, tanto in gita ci vado lo stesso e se ci vado con la possibilità di essere utile è ancora meglio.

Su che tipo di montagne fai escursionismo?

Noi facciamo escursioni solo sui sentieri, che possono essere facili o più complicati. Ci sono cinque gradi di difficoltà: il turistico, la classica passeggiata per funghi; l’escursionista, con un percorso già un po’ più lungo; poi gli escursionisti esperti che possono fare dislivelli più alti; e l’escursionista esperto con attrezzatura, per sentieri attrezzati o ferrati. L’ultimo, nato 4-5 anni fa è l’escursionismo invernale, con le ciaspole, per il quale bisogna stare attenti soprattutto al pericolo valanghe. Quindi niente ghiacciai e niente roccia.

Ti è mai capitato di rischiare la vita o di perderti durante un’escursione?

No, per fortuna mai. Una delle materie insegnate durante i corsi è l’uso degli strumenti che permettono di cavarsela in ogni situazione. La SAT del Trentino poi ha 5.500 chilometri di sentieri che aiutano a non perdersi nel nostro ambito territoriale. È capitato invece che qualche partecipante abbia avuto dei problemi: per quanto uno sia cauto nell’organizzare l’escursione ci sono persone che si sopravvalutano e quindi uno dei compiti dell’accompagnatore è quello di monitorare sempre gli escursionisti per evitare che qualcuno stia male, ed in tal caso rallentare il passo o fare delle soste più frequenti.

Capita che ci sia chi vuole andare più veloce e magari si lamenta?

C’è sempre chi vuole fare il record della salita, ma ultimamente l’età media dei partecipanti alle escursioni si sta alzando e si fa un po’ di fatica a coinvolgere i giovani. Le escursioni che vengono organizzate dalle sezioni sono aperte a tutti, dai neonati a centenari, ma per i giovani c’è anche la possibilità di aderire all’Alpinismo Giovanile, che organizza un sacco di bellissime attività.

Quanto dura in media una gita?

Può durare 6-7 ore, soste comprese. Normalmente non si cammina oltre le 5 ore: i partecipanti devono tornare a casa con un buon ricordo, se uno torna a casa che non riesce neanche a fare le scale la volta dopo non viene più.

Come si organizza una gita?

Spesso con l’aiuto dei soci della sezione, alcuni hanno fatto tutti i 5.500 chilometri di sentiero e sanno consigliare i percorsi in base ai dislivelli e ai tempi dell’escursione, all’organizzazione logistica per arrivare sul posto con la corriera oppure ai punti di appoggio intermedi, che possono essere rifugi o paesini con un bar, per stemperare un po’ la fatica della camminata. Infine se la gita è di due giorni bisogna contattare il rifugio e prenotare perché tutti abbiano da mangiare e dove dormire.

Per prepararsi all’escursione bisogna prima fare il percorso da soli, studiare o prepararsi qualcosa da dire?

Quando la gita è completamente nuova c’è sempre qualcuno che va a fare il giro prima, mentre se si conosce già non è necessario. Poi conviene prepararsi un po’ sull’ambiente circostante al sentiero: se l’accompagnatore riesce a riconoscere e spiegare in poche parole i fiori, le piante o la differenza tra i tipi di rocce che formano le montagne fa una bella figura e rende la gita ancora più interessante.

Cos’è che ti dà maggiore soddisfazione al termine di una gita?

Sicuramente se l’escursione va via liscia, senza intoppi, e il fatto di riuscire a trasmettere qualcosa alle persone che partecipano.

Qual è stata l’escursione più bella che hai fatto?

Ce ne sono tante, ma forse la Translagorai. Lì sembra proprio di essere in un mondo a parte, c’è un ambiente bellissimo, ancora per niente antropizzato.

Tre cose che i ragazzi possono imparare solo andando in montagna.

Per prima cosa il saper soffrire, affrontare le difficoltà e cercare di superarle; poi la bellezza dello stare in compagnia e della socializzazione; infine il saper rinunciare, sembra una banalità ma in montagna uno deve sapere quando è il caso di fermarsi.

Intervista a cura della classe I C della scuola media “Arcivescovile” di Trento


Nome: Giorgio

Cognome: Limana

Segni particolari: socio della Sat Bindesi di Villazzano dal 1976, accompagnatore di escursionismo dal 1999

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