Ancora forti disuguaglianze

L’estate scorsa i colombiani hanno eletto il nuovo presidente della Repubblica, Ivan Duque, che ha battuto il candidato progressista Gustavo Petro. Alle spalle di Duque c’è l’ombra inquietante di Alvaro Uribe, il vecchio presidente, l’uomo che da sempre rappresenta gli interessi dei grandi proprietari terrieri, dell’agro-industria, i militari più restii al cambiamento in senso democratico della Colombia.

Il presidente Manuel Santos ci ha provato a portare la pace – non senza contraddizioni -, ma con il preciso intento di chiudere un’epoca, quella della più lunga guerra guerreggiata latinoamericana tra potere e paramilitari e gruppi come le famose Farc, che si finanziavano attraverso rapimenti come quello più illustre di Ingrid Betancourt. Quello della Colombia rimane un tragico caso di fortissime diseguaglianze con i contadini poveri che fanno la fame (e comunque conducono una vita grama, precaria, soggetta a mille traversie di illegittimità e sopruso), subiscono ingiustizie condannati a “cent’anni di solitudine”, a rimanere in soggezione pratica e simbolica.

Anche in Colombia (come in Brasile, e dilaga in tutto il Sudamerica) decisivo è il voto e il sostegno all’oligarchia degli evangelici, una miriade di piccole o grandi sette religiose dalla facile e avvolgente predicazione di lasciare tutto così com’è e di accontentarsi piegando il capo, guardare allo spirito pure se si è in catene. Tutt’altro messaggio rispetto alla chiesa cattolica che sull’onda di Medellin, giusto cinquant’anni fa, 1968, si è lasciata alle spalle la connivenza col potere e oggi incarna un messaggio evangelico esigente e impegnativo, di certo non accomodante. Non è un caso che tra gli assassinati di questi anni –e pure degli ultimi mesi- ci siano preti e suore, catechisti e contadini poveri che hanno cercato semplicemente di vivere da cristiani, pagandone le conseguenze estreme con il martirio. E’ il frutto anche di quella che il pedagogista brasiliano Paulo Freire chiamava “coscientizzazione”, una maturazione individuale e una presa di posizione collettiva di comunità e gruppi coerenti con il messaggio di liberazione del vangelo che insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà non hanno rinunciato a sognare un mondo di fratellanza e di pace vera basate sulla giustizia (sono numerosi i comitati colombiani pro Justicia y Paz). Adelante!

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina