Gaza, il confine di fuoco

L’Unicef: “Oltre 1.000 bambini feriti dal 30 marzo a causa delle violenze”

“Sono molto preoccupato e addolorato per l’acuirsi delle tensioni in Terra Santa e in Medio Oriente, e per la spirale di violenza che allontana sempre più dalla via della pace, del dialogo e dei negoziati”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’udienza di mercoledì 16 maggio in piazza San Pietro, esprimendo dolore “per i morti e i feriti”. “Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza”, ha concluso. E nella notte tra il 16 e il 17 maggio l’esercito israeliano ha attaccato con raid missilistici sei postazioni di Hamas in tutta la Striscia di Gaza, da dove arriva all’agenzia Sir la testimonianza di padre Mario Da Silva. Il religioso, parroco della parrocchia latina della “Sacra Famiglia” di Gaza, nel quartiere orientale di Al Zeitoun, ricordando che la popolazione di Gaza è privata dei beni essenziali di sussistenza come acqua, cibo, medicine, a causa del blocco israeliano e della faida interna tra Hamas e l’Autorità nazionale palestinese, spiega al Sir: “La violenza e l’odio sono generati anche dalla condizione di ingiustizia in cui la popolazione vive. È urgente risolvere al più presto la povertà che mette in ginocchio la popolazione giunta oramai allo stremo per disinnescarne la rabbia. Abbiamo bisogno di cibo, medicine, acqua, energia elettrica, ma abbiamo bisogno anche della preghiera".

Dopo i morti di queste settimane, mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del Patriarcato Latino, ha scritto: “La vita di tanti giovani ancora una volta è stata spenta e centinaia di famiglie piangono sui loro cari, morti o feriti. Ancora una volta, come in una sorta di circolo vizioso, siamo costretti a condannare ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata”.

“Vediamo violati i diritti del popolo palestinese, e non possiamo sempre sentire la retorica della ragion di Stato”. Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, in un editoriale sulla situazione in Terra Santa scrive: “Noi come Pax Christi siamo chiamati ad invocare il Dio della pace, ma è anche importante tener desta l’attenzione. Non è possibile che questa situazione vada avanti così! Vediamo che anche all’interno di Israele ci sono molti segnali di persone che non approvano questo massacro”. E conclude: “È importante quindi pregare, lavorare per la pace e non tacere”.

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