Il Nobel per la pace al premier etiope

E’ un oromo, etnia da sempre ritenuta minoritaria, messa ai margini, angariata

Occorre dirlo chiaro e tondo: non poteva essere fatta scelta più azzeccata e pertinente nel conferimento del Nobel per la Pace per quest’anno! La scelta di Abiy Ahmed Ali, giovane premier etiope, è di quelle che confortano e alimentano la speranza. Per diversi motivi. Perché questo giovane Primo Ministro –che si è insediato neanche un anno e mezzo fa- ha cercato fin da subito di arrivare a un accordo di pace con l’Eritrea dopo una guerra insulsa (tutte le guerre lo sono, insulse e immotivate), una guerra durata inutilmente vent’anni con tantissimi morti da entrambe le parti. E la pace è arrivata, siglata con Isaias Afewerki leader eritreo, uno dei peggiori dittatori d’Africa (e non a caso il premio è andato all’etiope e non al truce eritreo che continua a reprimere brutalmente la sua gente).

Un altro motivo di merito vero è che sono stati liberati i prigionieri politici, che significa tutti coloro che la pensavano diversamente dall’autoritario premier precedente, Zenawi. Sembra una cosa quasi banale ma essere imprigionati perché si è manifestato pacificamente o si è scritto o cantato o si è andati in piazza a protestare, con idee e opinioni libere, non è per niente banale, è terribile (non dimentichiamolo).

Un terzo motivo di gioia è che il premier etiope è un oromo, un’etnia da sempre ritenuta oltre che minoritaria, anche messa ai margini, sottomessa, angariata; e comunque nella storia secolare dell’Etiopia –un impero multietnico dominato di volta in volta da uno dei suoi “popoli” mai gli oromo avevano occupato posizioni di potere.

Non solo è stato firmato l’accordo di pace con l’Eritrea, ma pure l’Etiopia si è pacificata con l’Egitto per l’utilizzazione delle acque del Nilo azzurro, e dire acqua da quelle parti è una discriminante fondamentale di vita o di morte per intere regioni e genti che vi abitano.

Infine, ma primo per importanza, è che per la prima volta per questo Stato di più di 100 milioni di abitanti, comincia ad essere riconosciuto un ruolo di protagonismo per le donne, anche questa un’autentica rivoluzione copernicana! Vuol dire non solo la possibilità di accesso alla vita politica e alle cariche pubbliche per le donne etiopi, ma cercare un miglioramento della vita quotidiana per milioni di donne, finora sovente bistrattate e soggiogate; dare loro la possibilità di andare a scuola per le bambine e le ragazze; riconoscere, insomma, il “genio femminile”. Un processo lento, che richiederà anni, ma su cui ci si è avviati, in Etiopia. Solo per questo il premio è meritatissimo. Avanti, dunque, con umiltà e tenacia, mister Abiy Ahmed!

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