Kosovo, il volontariato è giovane

Le nuove generazioni del Chiese stanno mostrando buone premesse per il futuro. Lo conferma la referente istituzionale del Piano Giovani della Valle del Chiese Michele Bettazza, che presenta così il PGZ 2014: “Si tratta di progetti orientati più sul 'fare', sulla sperimentazione diretta delle situazioni, anche se precede sempre un momento di informazione e formazione generale; progetti pensati da ragazzi di venticinque, trenta anni per altri ragazzi giovani come loro”.

Esemplare in questo senso il progetto dei ragazzi dell’Oratorio di Roncone, chiamato “KOsa SOgniamo? VOlontariato!”, che sabato 19 aprile partiranno per raggiungere il Kosovo, dove saranno ospitati per sette giorni dalla Caritas del'Umbria. Avranno così modo di fare visita alle famiglie povere del luogo, portando aiuti, e soprattutto visitando i luoghi dove è iniziata la guerra tra la popolazione serba e albanese.

Il viaggio-esperienza è stato preceduto da tre serate di formazione: è stato proiettato il film “No Man’s Land”, pellicola comico-amara sulla guerra degli Anni ’90 in Bosnia, poi i ragazzi hanno incontrato il referente dell’Osservatorio dei Balcani di Trento Marco Abram. Infine hanno potuto conoscere alcune associazioni che fanno volontariato su vari fronti, in valle del Chiese.

In Kosovo i giovani ronconesi faranno riferimento alla compaesana Cristina Giovanelli che assieme al marito Massimo Mazzali, è responsabile delle case della Caritas dell’Umbria in Kosovo. Cristina e Massimo sono partiti nel 1999 dal campo Caritas di Nocera Umbra, dove si erano recati per prestare soccorso alla popolazione colpita dal terremoto del 1997, per operare presso i campi profughi allestiti in Macedonia per accogliere i kosovari di etnia albanese che erano sfuggiti alla pulizia etnica del regime serbo di Milošević.

Da allora, la Caritas dell’Umbria ha costruito oltre 300 case per famiglie bisognose, aiutato centinaia di famiglie con viveri, assistenza medica e aiuti scolastici e inviato in Italia oltre 150 persone per cure mediche specialistiche, senza alcuna distinzione di etnia o religione.

L'esperienza sarà raccontata alla comunità ronconese in una prossima serata finale di resa al ritorno dal viaggio esperienziale: allora anche chi non avrà potuto partecipare avrà possibilità di conoscere la recente storia del Kosovo e riflettere su quanto sia importante riconoscere e saper valorizzare le particolarità di ognuno, imparando a farsi vicini a tutti.

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