“Pellegrini, venite a salvare la pace”

Il sindaco di Gerusalemme reclama le tasse, le tre Chiese responsabili del Santo Sepolcro non sono d’accordo. E la basilica resta chiusa per protesta

Gerusalemme, 28 febbraio – All’alba, alle 4 del mattino, la basilica del Santo Sepolcro ha riaperto le porte ai fedeli e ai pellegrini. A darne notizia nella notte tra il 27 e il 28 febbraio, in una e-mail inviata alla casella di posta del direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, è il Custode di Terra Santa, il trentino padre Francesco Patton. Ai pellegrini diretti in pellegrinaggio in Terra Santa, a quelli presenti e a quelli futuri, sconcertati per le notizie giunte da Gerusalemme e incerti riguardo alla possibilità di visitare i luoghi sacri alle tre religioni del Libro, padre Patton rivolge un accorato appello: “Voglio dire loro semplicemente che vengano. E se sperimentano qualche disagio questo fa parte della spiritualità del pellegrinaggio e lì può aiutare a capire in modo molto concreto i disagi che sperimenta molto spesso la minoranza cristiana che vive in Medio Oriente”. Parole accompagnate dalla richiesta di “una preghiera intensa per la pace”.

Ora il Santo Sepolcro è regolarmente riaperto. “Spero tanto che in futuro non dobbiamo più ricorrere a misure così estreme per far sentire la nostra voce”, conclude padre Patton.

La chiusura forzata del Santo Sepolcro a Gerusalemme era stata decisa per protesta dalle tre Chiese responsabili della basilica – il Patriarcato greco-ortodosso, la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato armeno -, contro la decisione del Comune di Gerusalemme che reclama dalle Chiese (e non solo) il versamento delle tasse comunali sugli immobili non adibiti al culto. In ballo ci sono circa 650 milioni di shekel (oltre 151 milioni di euro). La protesta coinvolgeva anche un disegno di legge che riguarda esclusivamente terre di proprietà della Chiesa e ritenuto per questo motivo discriminatorio. Per Theophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, e Nourhan Manougian, patriarca armeno della Città santa si è davanti a una “flagrante violazione dello Status quo esistente” e al “tentativo di indebolire la presenza cristiana a Gerusalemme”.

Al terzo giorno di serrata della basilica del Santo Sepolcro, lunedì 26 febbraio, padre Patton, interpellato dall’agenzia Sir, aveva preannunciato l’intenzione di riaprire comunque “quanto prima”. “Stiamo aspettando – aveva risposto – che ci sia qualche cambiamento nella situazione (nel frattempo Israele ha congelato tasse e legge su terreni Chiese)”, esprimendo nel contempo il suo personale dispiacere per i pellegrini penalizzati da una decisione tanto drastica.

La clamorosa protesta era stata decisa in seguito alla richiesta del Comune di Gerusalemme del pagamento retroattivo delle tasse. “Una richiesta – spiegava padre Patton – che non tiene conto dello Status quo delle Chiese qui nella Città Santa. Status quo sempre rispettato durante l’epoca ottomana, il mandato britannico e giordano e ancora sotto Israele. A Gerusalemme le Chiese non fanno affari per profitto, ma hanno tutte opere sociali che evidentemente alleggeriscono il peso che grava sulla municipalità”. La Custodia di Terra Santa, ad esempio, nella città vecchia di Gerusalemme offre alloggio a costo zero a oltre 300 famiglie cristiane “e questa è un’opera sociale”. Le scuole sono un altro esempio. “Senza dimenticare – sottolineava al Sir padre Patton – che l’arrivo di tanti pellegrini qui a Gerusalemme è fonte di grosse entrate per la municipalità grazie al denaro che essi spendono in città”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina