Figli immaturi? Basta coi sensi di colpa

Parla di “ideologia del disagio” che si trascina da trent'anni a questa parte, di sacrificio, di verità e giustizia che vanno amate più di sé stessi, di saper rimanere nei “no” motivati. Ma la serietà dell'argomento – “La fermezza educativa dei genitori in una società permissiva” – è mitigata dal suo simpatico modo di esporre, ricco di battute ironiche. Così lo psicoterapeuta mantovano, Osvaldo Poli, ha riempito oltre ogni misura lo scorso 7 novembre la sala convegni della Fondazione “Caritro” di Rovereto. La conferenza era organizzata dall'Associazione culturale “Conventus”, nell'ambito delle iniziative in favore del mondo giovanile.

Racconta “storie di normale disperazione educativa”, di mamme che non riescono più a gestire il “tatone”, a cui le danno tutte vinte nella convinzione di fare il loro bene. Finiscono intrappolate dai “sensi di colpa” e dalle furbe risposte dei figli immaturi, che le esasperano a tal punto da far esclamare ad alcune di loro: “Se tornassi indietro!”. “Ma è proprio necessario vivere questa condanna?”, chiede Poli. Spesso si parte dal presupposto che i figli nascano perfetti, ma non è così. “Ricordate il peccato originale? Nascono difettati moralmente, psicologicamente e fisicamente e devono essere educati”, aggiunge lo psicoterapeuta. “Ma i figli possono anche rifiutare l'educazione impartita, perché sono liberi di scegliere tra il bene e il male. Allora bisogna prendere atto con dolore del loro rifiuto, soffrendo per le loro scelte sbagliate, ma senza pensare che sia colpa nostra”. È questo il vero amore, quello raccontato da Gesù nella parabola del Padre Misericordioso che attende il ritorno del figliolo prodigo.

Le indispensabili dolcezza e protezione materne dovrebbero essere integrate dalla fermezza e sicurezza paterne, “che oggi mancano perché la figura del padre è assente”. Osvaldo Poli snocciola esempi di vita vissuta che stappano anche delle risate: “Non trovo la mia felpa preferita”, protesta il tatone. “Mettine un'altra”, risponde il papà. “Non sono arrivata a stirartela”, replica la mamma turbata inconsciamente dal senso di colpa. Ma non si tratta di sminuire la donna, “ne ho troppa considerazione e mi dispiace vederle così frustrate”, aggiunge il relatore rispondendo ad una domanda del pubblico. Quale consiglio dunque? “In mancanza della figura paterna, le mamme devono recuperare il loro lato maschile perché quando ci riescono vi assicuro sono meravigliose e più brave di noi”, conclude lo psicologo.

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